di Giuseppe Menditto e Massimiliano Sfregola
Coverpic: Instagram/PresidentePavan
Nella serata di ieri sono arrivate inaspettate le dimissioni di Paolo M. Pavan da Presidente della Camera di Commercio Italiana per l’Olanda (CCIO). Nella lettera inviata ai soci e ai membri del board – inoltrata a 31mag dallo stesso Pavan – si legge che “dopo valutazioni strettamente personali” e “valutati gli obblighi verso le sue aziende e gli investitori” l’imprenditore ha deciso di fare un passo indietro.
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Vicende personali e interesse pubblico
Le dimissioni sono l’ultimo tassello di una storia che intreccia vicende personali, interesse pubblico, l’Olanda e l’Italia nei Paesi Bassi. Capita spesso che la stampa olandese si occupi di Italia, raramente che s’interessi all’Italia nei Paesi Bassi. Smentendo questo trend, l’Eindhovens Dagblad, sul finire del 2020 sembra essersi appassionato alle vicende della comunità italiana locale.
O meglio, alle vicende di un italiano in particolare: l’imprenditore Paolo M. Pavan, proprio per le storie legate ad affitti non pagati e qualche incomprensione con ex soci e investitori. “Italiaan” sottolineava causticamente l’ED nel primo pezzo, tanto per non prendere le distanze da una facile stereotipizzazione. Lo stigma di un certo Made in Italy.
Se le questioni di Pavan hanno appassionato la redazione di ED, l’interesse pubblico è stato fin dall’inizio innegabile: appurato che le questioni al momento non hanno profili penalmente rilevanti, certamente riguardano un personaggio di primo piano nella comunità italiana nei Paesi Bassi.
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Chi è (l’ex) Presidente Pavan?
L’ex Presidente si presentava così in un articolo (sponsorizzato) sul portale in lingua inglese Eindhoven News, pubblicato il 25 marzo 2019: “Il Dott. Paolo M. Pavan ha conseguito un PhD in Finanza e un MBA presso la Boston University dopo i suoi studi internazionali incentrati su economia e finanza globale tra America ed Europa. Ha una significativa esperienza nel settore finanziario, ricoprendo ruoli di alta responsabilità (Senior – Director) in diverse multinazionali in tutto il mondo. Compresi Siemens, Nokia e Thema“.
Un’esperienza non da poco. Dato che le istituzioni italiane e le Camere non sono perfette sconosciute – esistono legami, anche giuridici, tra gli enti che agiscono per conto dello Stato e questa associazione di imprenditori – e quest’ultima finisce per rappresentare un po’ il “volto del Made in Italy”, abbiamo voluto capire, a parte il programma altisonante esposto nell’articolo, su quali orientamenti si basasse la sua azione.
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Partendo, ad esempio, dalle conclusioni della sua tesi di dottorato. Su internet, tuttavia, di una tesi di Ph.D difesa da Paolo Maria Pavan, non c’è traccia. Stando a quanto scrive sul suo profilo Linkedin, l’anno della discussione dovrebbe essere stato il 1998.
Qualche settimana fa abbiamo contattato l’ateneo americano per un riscontro ma da Boston non “sono in grado di confermare la sua presenza, la data di laurea o l’argomento della tesi del dottorato”. Stessa risposta anche dall’UWC Atlantic, l’Università dove Pavan – stando a quanto ha scritto su Linkedin – avrebbe conseguito la laurea: “il nome non risulta nei nostri registri”, hanno risposto a 31mag dall’UWC. A dire il vero, ottenere un Bachelor in Business Administration lì sarebbe oltremodo complicato: l’Atlantic è un college in Galles e non un’università.
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“L’informazione potrebbe non essere accurata”
Eppure Paolo M. Pavan sul suo profilo LinkedIn e nell’articolo su Eindhoven News affermava pubblicamente il contrario. Certo, potrebbe trattarsi di un errore: come ci ricordano da Boston, l’ “informazione potrebbe non essere accurata”.
Qualche giorno fa, giovedì 4 febbraio, abbiamo girato la domanda al diretto interessato. Non abbiamo ottenuto risposta al quesito ma un invito a Palazzo Italia ad Eindhoven, sede delle sue società, per un “confronto diretto”. Qualunque cosa voglia dire. In realtà, i quesiti che avevamo posto erano molto semplici: chiarire perché a Boston non possono confermare il suo percorso accademico e soprattutto ottenere almeno un abstract della sua tesi di dottorato.

Non abbiamo ottenuto risposta ma nel frattempo, il suo profilo Linkedin è stato aggiornato: dal 5 febbraio compaiono titoli accademici, esami conseguiti con i codici e il fantomatico titolo della dissertazione di dottorato. Tutto risolto? Non proprio. Anche con il titolo, la tesi su internet non si trova e a Boston, per la seconda volta, quel nome proprio non risulta.
In realtà, “European asymmetries. 6 consumer trends that are shaping the new Europe”, il titolo comparso a sorpresa sull’account di Pavan, proprio dopo il contatto con 31mag, su internet c’è ma si tratta di un’omonima raccolta di saggi pubblicata nel 2002 da un sociologo. Il testo che Pavan ha inserito su Linkedin è proprio il paragrafo di presentazione di questo libro. E non sembra che l’ex Presidente della Camera di Commercio italiana per l’Olanda figuri tra gli autori.
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Dal Presidente dimissionario ancora nessuna risposta
L’UWC, la scuola superiore dove Pavan, stando al suo Linkedin, avrebbe conseguito un bachelor in Business Administration, è ancora indicata come sede di conseguimento della laurea. Tuttavia, non risultano università o istituzioni che offrono corsi para-universitari con il nome Atlantic college UWC a parte l’”high school” che abbiamo contattato (e che, come Boston, non ha trovato il nome dell’ex presidente nei suoi registri).
[continua sotto]
Nel nostro primo contatto con lui, giovedì 4 febbraio, avevamo già informato Pavan che il nostro articolo sarebbe stato pubblicato sabato 6. Venerdì 5, in serata abbiamo ricevuto un’altra risposta (senza risposta): l’ex Presidente ha condiviso con noi la sua lettera di dimissioni, sostenendo che lì ci sarebbe la risposta alla domanda su quale fosse la direzione del suo mandato alla Camera. Prendiamo atto ma ad oggi non sappiamo ancora nulla sul suo PhD o sulla laurea conseguita in una scuola superiore.