di Livia Corbelli
Che la Rotterdam odierna sia il frutto di ricostruzioni successive alla Seconda Guerra Mondiale non è una novità.
Vi fu, infatti, un momento preciso in cui la città venne quasi completamente rasa al suolo: lo scontro tra Germania e Paesi Bassi nel Maggio 1940. L’armata tedesca, intendendo entrare nel Paese da sud, conquistando così una città strategica nella lotta contro la Gran Bretagna, colpì Rotterdam con circa 20 bombardamenti aerei in 5 giorni, i più devastanti dei quali furono quelli dell’11 e del 14 Maggio. Le conseguenze furono, naturalmente, disastrose: un gran numero di civili, circa 800-900, persero la vita e più di 30.000 edifici furono distrutti, anche per via degli incendi divampati e resi inarginabili dal vento. Fu la capitolazione della città, ma solo l’inizio della guerra. Altri scontri seguirono quelli del 1940, tanto che il bombardamento più pesante di tutti è datato 31 Marzo 1943 ed è noto come “bombardamento dimenticato”. Mathieu Ficheroux ne ha realizzato un’opera (“Forgotten Bombardment”) nel parco di Gijzing per ricordare non soltanto i danni alla città ma anche quelli alle aree vicine.
Che cosa resta, dunque, dopo una tale distruzione?
La distruzione di Rotterdam venne intesa come la possibilità di sistemare vari problemi legati all’industrializzazione, modernizzandone la struttura urbana e mantenendone la fame di città commerciale e portuaria per eccellenza. Quasi immediatamente dopo la fine della guerra, di quella città costruita tra il XVI e il XVII secolo, ricca di canali e di case in mattoncini che la rendevano, potremmo dire, una tipica città olandese, non restarono che le fotografie. E qualche volta si stenta a credere che le stradine, i ponticelli, gli edifici vecchio stile ora corrispondano a viali e piazze, a ponti e grattacieli divenuti sinonimo di modernità e progresso nell’immaginario collettivo. Eppure, tra le carcasse di una Rotterdam bruciata qualcosa del centro storico si è salvato e, inserito in un contesto completamente nuovo, si fa portavoce del passato e dialoga con l’oggi.
I sopravvissuti: Witte Huis
Letteralmente “Casa Bianca”, il Witte Huis è stato costruito nel 1897-98 e, grazie ai suoi 43 metri di altezza, si è conquistato la fama di “grattacielo” appena dopo la sua realizzazione: si tratta, infatti, del primo edificio di altezza elevata in Europa. Il nome è legato alla Casa Bianca americana, fonte d’ispirazione per lo stile che, tuttavia, resta eclettico – per esempio, vi sono motivi floreali di stampo Art Nouveau, i vetri delle finestre in stile Liberty, le decorazioni geometriche esterne con mattoni gialli rossi e blu che rompono la monocromia dei mattoni bianchi.
I 10 piani di Witte Huis, sono pensati per uffici. Fa eccezione il primo piano in cui si possono trovare vari negozi e in cui, in origine, erano collocate delle statue decorative aventi il progresso come tema unificatore. Le parti alte e, in particolare, il tetto spianato sono state pensate per essere destinate ai cartelloni pubblicitari.
Witte Huis segna il limite degli scontri bellici nei bombardamenti del 1940, è stato sottoposto ad alcuni restauri successivi (il più recente dei quali nel 2015 per migliorare l’illuminazione notturna) e fa parte del Patrimonio Nazionale.
Stadhuis
Progettato da Henri Evers nel 1909 per sottolineare l’importanza della città portuale in quanto centro commerciale internazionale, il municipio di Rotterdam è un altro fortunato sopravvissuto che rientra nel Patrimonio Nazionale olandese. Si tratta, infatti, di un’opera architettonica di grande rilievo il cui stile, decisamente eclettico, mescola influenze bizantine, romane, art déco e beaux arts. L’unico altro edificio importante del Paese in stile beaux arts è il Palazzo di Pace a L’Aia.
L’interno del municipio è artisticamente altrettanto notevole. Tra le opere che richiamano lo sguardo vi sono le 8 finestrelle dipinte sulla cupola, raffiguranti l’Europa attraverso i suoi maggiori componenti dell’epoca (Gran Bretagna, Russia, Francia, Spagna, Svezia, Norvegia, Romania), e la statua al centro del salone principale. Il nome della statua, “Sterker door Strijd” (Strengthened by conflit), che rappresenta David cacciatore vittorioso dell’aquila, allude alla Germania battuta alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Suggestivo anche il cortile interno del municipio, ornato da un roseto, dalle sculture delle virtù dei Paesi Bassi e da una fontana sulla cui sommità è posta un’opera in bronzo che sintetizza le 3 risorse del successo di Rotterdam: il commercio, la pesca e la tecnologia. La campana della torre del municipio suona ogni martedì e venerdì ed è una delle più grandi dei Paesi Bassi.