di Klizia Capone
Quanto è vasto il nostro desiderio di conoscenza? E in quale modo tentiamo di soddisfarlo? Se concentriamo il discorso sul campo artistico, una delle chiavi per approfondire la comprensione di un dipinto e dell’artista che lo ha realizzato, ce la fornisce la scienza. La collaborazione tra quest’ultima e il mondo dell’arte è ormai una realtà da decenni. Nel tempo, infatti, sono state messe a punto diverse tecniche diagnostiche non invasive, finalizzate a una lettura sempre più dettagliata delle opere. A essere privilegiate sono le analisi che non incidono fisicamente sui dipinti, sfruttando le proprietà di determinate radiazioni capaci di fornire immagini non visibili a occhio nudo.
Il metodo più antico è l’esame radiografico, che consente di guardare oltre la pellicola pittorica, rendendo più intellegibile allo studioso il processo ideativo e il modo di lavorare dell’artista. Le fotografie agli ultravioletti o agli infrarossi sono imprescindibili, invece, per individuare particolari spariti, aggiunte o ritocchi. Questi metodi di indagine tecnologica sono ormai una pratica necessaria, in previsione di successivi interventi di restauro o di ricerche e approfondimenti.
Donna anziana in preghiera
Rientra nel secondo caso lo studio eseguito su Donna anziana in preghiera di Rembrandt van Rijn, che unisce le analisi delle ricercatrici Martina Griesser e Katharina Uhlir (Dipartimento di Scienze della Conservazione, Kunsthistorisches Museum di Vienna) ai dati provenienti dal Visual Media and Corporate Design (Kunsthistorisches Museum Vienna) e da XGLab (Milano). L’opera, punta di diamante della collezione Old Masters ospitata presso la Residenzgalerie di Salisburgo, è la prima a essere stata esaminata scientificamente in un progetto di ricerca promosso dal Residenzgalerie Research Office, che dal 2017 coinvolge i dipinti olandesi della galleria. Gli esiti dello studio sono stati esposti dalla dottoressa Gabriele Groschner in un breve saggio pubblicato su CODART. Grazie a tecniche all’avanguardia – la spettrografia a raggi X e la riflettografia agli infrarossi – si è giunti a importanti conclusioni.
La posizione misteriosa dello schizzo
La prima riguarda i ripensamenti che l’artista ebbe nel corso della creazione della sua opera. Dalle indagini ai raggi X, infatti, sotto la pelle del dipinto risultano alcune linee curve – all’altezza della bocca, del mento e del mantello che copre il capo – che denotano la presenza di uno schizzo in una posizione differente da quella occupata attualmente dalla figura. La donna, quindi, deve essere stata spostata dal bordo superiore verso quello inferiore, perdendo importanza, ma acquisendo, così, quell’aspetto introspettivo e raccolto che più si addice alla contemplazione e alla preghiera.
La seconda scoperta è di carattere ambivalente. L’artista olandese realizzò l’opera nel 1630, quando viveva ancora a Leida. In quel tempo Rembrandt era solito realizzare opere di dimensioni perlopiù ridotte e il lavoro di Salisburgo non si discosta dagli altri: si tratta di un olio su rame dorato di 15.5 x 12.2 cm. Nel periodo barocco la pittura su rame era molto diffusa per il suo aspetto liscio, simile allo smalto, e per la luminosità ottenuta dal colore. Siamo negli anni di poco successivi alla formazione del pittore olandese. Rembrandt, che non aveva mai lasciato il suo paese – né lo avrebbe fatto in seguito –, era sensibile ai problemi luministici e alle novità caravaggesche diffusi in Olanda da pittori come Gerrit van Honthorst e Hendrick ter Brugghen, che si erano formati in Italia.
Un esperimento tecnico ed estetico?
È quindi questa una fase in cui l’artista di Leida esplora nuove pratiche pittoriche, tanto che Donna anziana in preghiera sembra essere stato un esperimento tecnico ed estetico. Attraverso gli infrarossi e i raggi X si è arrivati a capire che Rembrandt rivestì la lastra di rame con una foglia d’oro molto sottile. L’immagine della spettrografia, però, dimostra che alcune porzioni d’oro – la più ampia a sinistra del cappuccio, accanto al volto – sono state rimosse, ottenendo così un’accentuazione del chiaroscuro. L’oro, quindi, fu usato dal pittore come esaltatore della luce. Ma questo metallo prezioso non venne scelto solo per la sua resa tecnica. Possiede, infatti, una valenza simbolica legata alla spiritualità e all’idealizzazione, binomio perfetto per rappresentare il momento di raccoglimento della preghiera.
È così che Rembrandt, unendo la qualità materiale a quella immateriale dell’oro, fissa, attraverso la ricchezza della trama luministica e l’uso sapiente del chiaroscuro, la sacralità di un momento, rivelandosi, appena ventiquattrenne, come un pittore straordinario.
Cover Pic: Old woman praying, oil on copper, 15.5 x 12.2 cm, ca. 1629 – 1630 | Source: Wikipedia | License: Public Domain