Ieri 16 luglio la Corte di Appello di Amsterdam avrebbe dovuto pronunciarsi sulla restituzione del cosiddetto “oro scita” alla Crimea ma il verdetto è slittato di 6 – 9 mesi.
Nel 2013, quando la Crimea era ancora parte dell’Ucraina, quattro musei crimeani inviarono i migliori esemplari della loro collezione a Bonn e ad Amsterdam per una mostra intitolata “Crimea: l’isola d’oro del Mar Nero”.
L’esposizione al museo archeologico di Amsterdam Allard Pierson Museum avrebbe dovuto concludersi prima il 28 maggio 2014, poi è stata estesa al 31 agosto.
Nel marzo 2014 le autorità ucraine, che non hanno riconosciuto l’annessione della Crimea alla Russia, hanno rivendicato la proprietà e la restituzione delle opere esposte ad Amsterdam. La Crimea ha minacciato di considerare un’eventuale mossa del genere come atto ostile nei propri confronti.
Il 19 novembre 2014 i quattro musei hanno intrapreso una class action al tribunale di Amsterdam, chiedendo alle autorità olandesi la restituzione della collezione dorata. Il gennaio seguente si è unito al procedimento giudiziario anche il Ministro della Cultura ucraino.
Dopo aver ascoltato le argomentazioni della parte russa e di quella ucraina, ad ottobre 2016 il tribunale di Amsterdam riesamina per la prima volta il caso. Il 14 dicembre decide che la collezione debba essere restituita a Kiev. A gennaio 2017 i musei crimeani citano in appello la decisione del tribunale olandese e cambiano i loro avvocati.
Il processo inizia ufficialmente l’11 marzo 2019 ad Amsterdam.
Un avvocato ucraino afferma che Kiev rifiuta qualsiasi possibile compromesso con i musei crimeani sul possesso della collezione dorata.
Per il Ministro della Cultura russo sono state violate le norme giuridiche internazionali e i principi di scambio tra musei. I reperti devono tornare in Crimea, dove sono stati scoperti e conservati per decenni.