A febbraio si è verificato un episodio molto importante nelle vicende del sottobosco criminale italo-olandese: la caduta di ‘Het Varken’, ‘il maiale”, secondo gli inquirenti, referente ad Amsterdam della mafia italiana in Brasile e per anni al centro di diverse vicende di cronaca nera di italiani in Olanda.
Aldo Giannotta, pugliese, classe 1962, è cresciuto in Germania dove la famiglia si era trasferita alla ricerca di lavoro, e all’età di 20 anni è andato a vivere ad Amsterdam, per investire nel settore della ristorazione. Secondo Panorama, che gli ha dedicato un lungo servizio, ha gestito prima un ristorante cinese, quindi la trattoria italiana Le Delizie, su Vijzelgracht. E in seguito, un altro ristorante ad Amsterdam Zuid. E’ sposato e prima dell’arresto, viveva con tre figli ad Amstelveen.
Stando agli inquirenti, l’uomo era il collegamento per una rete che importava droga dal Sudamerica, dove Aldo Giannotta aveva una fitta rete di contatti, e il Salento, area di cui è originario. Secondo l’antimafia olandese, l’uomo era un punto di riferimento chiave in Olanda per la criminalità italiana, grazie al suo radicamento nei Paesi Bassi.
L’arresto
“Il maiale” è stato arrestato in Brasile a febbraio, nel corso di un’azione coordinata tra polizia italiana-olandese e brasiliana eseguita sulla base di un’indagine durata due anni: gli inquirenti erano a caccia di partite di cocaina che si muovono tra i tre paesi. Durante l’operazione “skipper” sono state arrestate 26 persone, quasi tutte in Italia.
L’uomo pugliese era in Brasile, ufficialmente, per seguire lo sviluppo urbanistico di un suo progetto di area turistica a Recife, nello stato di Pernambuco, che stando al settimanale olandese, sarebbe stata realizzata con i proventi del narcotraffico.
La polizia ha trovato 25 chili di cocaina, 90.000 euro in contanti e armi da fuoco in varie località. Il nucleo antimafia olandese, mentre era in Brasile, ha fatto irruzione nella sua abitazione ad Amsterdam dove avrebbe trovato dipinti di Scarface e Il Padrino.
Negli anni ’90, Amsterdam era un “rifugio sicuro” per la criminalità italiana
Il ristoratore, inoltre, non era sconosciuto alla giustizia olandese: nei Paesi Bassi era stato già condannato per duplice omicidio. E in Belgio, negli anni ’90, era stato in carcere per 7 anni per traffico di cocaina dove, stando a Panorama, avrebbe allacciato rapporti con criminali della Sacra Corona Unita nella sua regione natale. Anche le autorità tedesche lo avevano condannato, in passato, per traffico di droga.
Ad Amsterdam, sempre nei ’90, sarebbe stato coinvolto con molte attività di uomini dei clan e le sue attività di ristorazione ne sarebbero state un centro. L’uomo ha avuto rapporti, non sempre amichevoli, con altre due figure di spicco della criminalità italiana in Olanda, Filippo Cerfeda e Giuseppe Lezzi; il primo all’ergastolo per omicidio, l’altro giustiziato da un sicario nel 2015. Per gli inquirenti italiani, Giannotta non è stato solo un personaggio secondario, sfruttato dai veri boss ma una figura chiave e un punto di riferimento per la criminalità italiana nei Paesi Bassi.
Negli anni ’90, ricorda Panorama, l’unico problema della criminalità organizzata italiana in Olanda erano le ganasce alle auto: nessuno si preoccupa di loro se non quando le macchine piene di armi e cocaina venivano rimosse dal carro attrezzi perché era scaduto il parcheggio.
Gli “affari” in Brasile
Aldo G. avrebbe stretto rapporti in Brasile nei primi ’00, durante un viaggio con Cerfeda, racconta Panorama, da lì, sarebbe iniziata la “linea d’importazione”. Nel 2002, però, le cose sono andate tutte storte: i boss pugliesi hanno iniziato a litigare tra di loro e poi una partita di cocaina ha fatto succedere l’irreparabile: un carico da 20 kg giunto al porto di Anversa e destinato a qualcuno nei clan italiani è finito con una mattanza. Qualcuno di loro, infatti, ha ordinato l’esecuzione dei brasiliani che la trasportavano per sottrarre la droga senza pagarla. La scena descritta da Panorama è da Pulp Fiction: ai due venne fatto saltare il cervello in un’auto sulla A12, alle porte di Amsterdam, e il veicolo sarebbe stato pulito con la birra, proprio nel garage di Giannotta.
Nel 2008 l’uomo viene condannato dal tribunale di Utrecht all’ergastolo ma poi assolto per l’omicidio, in appello. Gli rimangono da scontare 7 anni e mezzo per traffico di stupefacenti perchè le autorità olandesi lo consideravano il referente della Sacra Corona Unita nei Paesi Bassi.
Questa nuova vicende, riaccende i riflettori sulle notizie di cronaca che lo hanno riguardato. In passato si è sempre difeso sostenendo di essere stato “costretto” a collaborare con le estensioni dei clan nei Paesi Bassi. Ma il quadro che emerge dall’operazione Skipper, appare ben diverso.