di Mara Noto
“Ciao, scusa, fate ancora il Kapsalon? Quello originale?” Chiedono i clienti che entrano da El Aviva. “Certo, lo stesso di 17 anni fa” risponde a tutti Sunsal Bengu, proprietario del fast-food Kebab, non solo una friggitoria da 10mila calorie a cartoccio ma l’orgoglioso inventore del Kapsalon.
Ma cosa sarà mai questo Kapsalon, letteralmente “parrucchiere”? Che c’entra un parrucchiere con una bomba di grassi e proteine confezionata in un pack di alluminio? Basta girare per Rotterdam, ma in realtà per ogni angolo del Paese, e non c’è menù di fast-food turco o egiziano che non includa nel menù il “parrucchiere”, ormai, praticamente, secondo nome dell’emblematica stazione centrale di R’dam. Insomma, una cosa è certa: non mangi un kebab mentre vai a farti tagliare i capelli ma a quanto pare, 17 anni fa Nataniel Gomes, parrucchiere capoverdiano qualche porta più in là di El Aviva, entrò e fece un ordine abbastanza inusuale: niente pane, niente involucro, solo patatine con shawarma, tutto insieme, in un contenitore.
Così agli inizi del 2000, nel quartiere multietnico di Delfshaven, il ristoratore ebbe l’idea di mettere nel menù la vaschetta di alluminio riempita con patatine fritte, shawarma (oggigiorno sostituito spesso con il döner), condita successivamente con del formaggio fuso – rigorosamente Gouda – ed alleggerito con delle verdure sulla sommità. E per la gioia del colesterolo, la farcitura finale: un quintale di salsa all’aglio e sambal.
“La portata più richiesta rimane il Kapsalon, grazie al quale ho clienti che vengono quì da quasi 20 anni”, ci racconta Sunsal Bengu. Cresciuto tra le steppe dell’Anatolia centrale, ed oggi capostipite di quasi una generazione Kapsalon-iana. Peccato si sia fatto scappare per poco il brevetto: la sua richiesta, infatti, è stata respinta. “Però sono comunque felice che sia a disposizione di tutti. Persino in America lo conoscono” afferma orgoglioso.
“L’altro giorno è arrivato un cliente, che ci ha chiesto fate ancora il Kapsalon? racconta Sunsal. Il cliente, tornato 16 anni dopo, era solito passare davanti a El Aviva, andando e tornando da scuola. Famelico finiva spesso per ordinarlo. Poco è cambiato in 17 anni: la ricetta e le calorie rimangono le stesse, solo il parrucchiere della porta accanto non c’è più. È cosi El Aviva rimane la metà preferita dei pellegrini affamati, devoti o curiosi del parrucchiere mangiabile.