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Johan Maurits, l’eroe celebrato dagli olandesi e il fantasma del colonialismo

Il Mauritshuis, sede del Royal Cabinet of Paintings dal 1882, deve il proprio nome a Johan Maurits, suo ideatore. Conte di Nassau-Siegen, egli ha svolto un ruolo importante nel museo fin dall’inizio ed è stato una figura importante nel mondo dell’arte, l’architettura e la scienza. Tuttavia, la personalità di Johan Maurits è parte integrante anche della storia coloniale olandese: basta pensare al suo ruolo nel commercio degli schiavi durante il suo soggiorno brasiliano in qualità di governatore della Compagnia olandese delle Indie occidentali.

Alla sua figura, a metà tra arte e politica, è dedicata la mostra Shifting image, visitabile fino al 7 luglio nel celebre museo dell’Aja.

Gran parte del Mauritshuis è stato costruito tra il 1633 e il 1644, proprio mentre il conte era lontano dai Paesi Bassi. Infatti, nell’ottobre 1636 Johan Maurits era già in viaggio alla volta del Brasile per assumere la carica di governatore generale della Nuova Olanda. La colonia era una zona costiera nel nord-est sottoposta al dominio dei portoghesi. A partire dal 1630 gli olandesi avevano sottratto al loro controllo una parte della regione, ribatezzata “Brasile olandese” stabilendo la propria capitale in quella che oggi è la città di Recife.

In quella regione i colonizzatori portoghesi avevano creato un’industria basata sullo zucchero, con piantagioni che sfruttavano il lavoro degli schiavi africani. All’inizio, gli olandesi consideravano la schiavitù come un atto “non cristiano” perpetrato dai loro nemici cattolici spagnoli e portoghesi. Ma gli enormi profitti ricavati dallo zucchero furono più che sufficienti per fargli cambiare idea. Per questo motivo, l’esperienza del “Brasile olandese” fu significativa nella storia del commercio degli schiavi durante il colonialismo olandese.

Sebbene la schiavitù sia inestricabilmente legata al Brasile olandese, tale aspetto non è mai emerso quando si menziona la figura di Johan Maurits. Il governatore della colonia viene ricordato per il suo amore per l’arte, l’architettura e la scienza, ma anche per il suo governo, estremamente tollerante in tema di religione.

La spedizione in Brasile è stata principalmente un’operazione militare, ma il conte ne ha fatto anche un’occasione di diffusione culturale. Non ha rinunciato alla compagnia di artisti e scienziati, tra cui i pittori Frans Post e Albert Eckhout, il medico Willem Piso e il naturalista Georg Markgraf. Proprio loro, su commissione di Johan Maurits, hanno realizzato i primi dipinti a olio e trattati scientifici della flora e della fauna brasiliane. Un’eredità dal valore inestimabile.

Il Conte di Nassau-Siegen ha contribuito attivamente alla costruzione di una sua immagine positiva. Al suo ritorno nella Repubblica delle Province Unite, il governatore commissionò a Caspar Barlaeus un libro sui propri successi in Brasile. “Rerum per octennium a Brasilia” (1647) conteneva magnifiche stampe e mappe ed è un’importante fonte di informazioni. Tuttavia, non può essere visto come una fonte storiografica oggettiva: Johan Maurits non solo ha finanziato il progetto, ma ha anche modificato il testo. E questa consapevolezza ci porta a domandarci se la restituzione fedele della storia coloniale brasiliana di Johan Maurits possa conciliarsi con la sua importanza artistica.

Come governatore inviò nel 1637 una flotta di navi da guerra nella costa occidentale dell’Africa, l’attuale Ghana. Gli ordini impartiti sono stati determinanti per l’adozione dello schiavismo olandese. Basta pensare alla conquista dell’isola di São Tomé e di parte della costa angolana per incrementare il commercio olandese di schiavi africani. Anche la deportazione in Brasile di migliaia di uomini, donne e bambini rievoca una sua responsabilità. Per non parlare delle dozzine di schiavi che vivevano e lavoravano nella corte brasiliana dello stesso Maurits.

Nonostante ciò, l’immagine dominante del governatorato di Johan Maurits è solitamente positiva, quasi assimilabile a quella di un eroe. In larga misura ciò è dovuto all’antipatia per i colonizzatori portoghesi, che hanno lasciato un segno indelebile in Brasile prima e dopo il periodo olandese. Quindi non sorprende che il periodo relativamente breve trascorso dagli olandesi in Brasile, un momento di tolleranza religiosa e rinascita artistica, sia visto da molti come una parentesi di luce.

Dalla riapertura del Mauritshuis nel 2014, la consapevolezza del ruolo di Johan Maurits nel passato coloniale olandese è cresciuta. La stanza numero 13 è stata inaugurata nel 2017 con una sezione dedicata proprio a Maurits e al Brasile. Si è cercato di riservare alla storia del fondatore uno spazio speciale, in cui sono esposti diversi dipinti e una statua in terracotta. Una questione molto discussa riguarda la copia di un busto originale di Johan Maurits. Realizzata nel 1986 in finto marmo, la copia è stata installata all’ingresso nel foyer a metà del 2015, ma è stata rimossa in vista del nuovo allestimento.

La decisione di archiviare la copia del busto ha scatenato un vivace dibattito pubblico nel gennaio 2018: l’avvenimento è stato fondamentale, in quanto è divenuto lo stimolo principale per riconsiderare un’esposizione della complessa storia di Johan Maurits e del Brasile olandese.

Shifting Image pone al centro la percezione della figura di Johan Maurits, offrendo una prospettiva diversa sulla sua storia. Nella mostra sono incluse la replica del busto e le undici opere d’arte della collezione permanente che riguardano il Brasile olandese e Johan Maurits. Un esempio importante è la vista dell’isola di Itamaracá in Brasile di Frans Post. L’artista ha dipinto questo paesaggio nel 1637, poco dopo essere arrivato nell’entourage brasiliano di Johan Maurits. Si tratta della prima opera conosciuta di Post e la prima che mostra questa parte del mondo. A metà tra realtà e idealizzazione, è un capolavoro che ha segnato la storia e la tradizione artistica, in quanto prima testimonianza dello sfruttamento degli schiavi nel Brasile olandese.

Le opere esposte in Shifting Image offrono storie diverse e personali, stimolando anche connessioni inedite. Ad esempio, se si considera il quadro di Rembrandt con al centro due uomini africani, si potrebbe ipotizzare un legame con il Brasile olandese.

Infatti, recenti ricerche hanno rivelato che nel XVII secolo ad Amsterdam esisteva una comunità di uomini e donne africani liberi. Con la fine del Brasile olandese nel 1654, il numero di persone nella Repubblica con radici africane è aumentato. E non si può escludere che i due uomini dipinti da Rembrandt fossero ad Amsterdam per mezzo del WIC – come schiavi o come soldati o marinai.

La mostra non chiude un percorso di ricerca, ma vuole essere un punto di partenza per promuovere il dialogo tra moderno e antico. Un momento per riflettere sulla complessità dell’immagine del passato dei Paesi Bassi, che privilegia in maniera particolare la storia di Johan Maurits e del Brasile olandese.

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