Due ricercatori di SOMO, think-tank olandese specializzato in multinazionali, hanno avuto l’ingresso in Israele negato. Il motivo? Stando ai funzionari doganali dello Stato medio orientale, i due sarebbero parte dell’organizzazione ombrello BDS (Boycott, Divestment, Sanctions) un coordinamento mondiale di associazioni che punta a piegare le politiche anti-palestinesi dei governi Israeliani attraverso azioni di boicottaggio economico.
BDS è vietata in Israele ma attivisti di mezzo mondo, denunciano da tempo l’applicazione arbitraria di misure restrittive nei confronti di presunti membri dell’organizzazione.
Stando ad un comunicato stampa di SOMO, la ricercatrice Lydia de Leeuw ed un collega sarebbero stati fermati all’aeroporto Ben Gurion (Tel Aviv) e sarebbe stato loro negato l’ingresso in Israele. “SOMO ritiene che questa decisione, emessa dal Ministro degli Interni israeliano, e il trattamento dei ricercatori dopo il loro diniego dell’ingresso, sia incomprensibile e inaccettabile.”, si legge in un comunicato pubblicato sul sito dell’associazione.
Ma SOMO non è solo critica per il diniego: stando al comunicato stampa, “le ricercatrici Lydia de Leeuw e Pauline Overeem, sono state interrogate all’arrivo e informate della decisione del governo di negare loro l’ingresso in Israele, e quindi nei territori occupati, per aver violato la legislazione anti-BDS.” Le autorità doganali di Telaviv avrebbero inoltre negato la possibilità di poter contattare l’ambasciata olandese o un avvocato per presentare un ricorso urgente”.
Per SOMO, che si ritiene estranea alle attività di BDS, è preoccupante il processo di criminalizzazione del dissenso in Israele; un’illustrazione della tendenza in atto alla riduzione dello spazio per la società civile e alla libertà di espressione.
Le attività svolte dall’organizzazione riguardano lo sfruttamento della terra e i diritti umani. SOMO chiede al governo olandese di chiedere spiegazioni a quello israeliano a proposito dell’incidente.