PANDAM

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Io, sex worker al Red Light di Amsterdam, vi racconto il mio mondo

di PanDam

Tradotto dall’inglese

Sunny è una sex worker. Lavora al Centro di Informazioni sulla Prostituzione (Prostitution Information Center) a Enge Kerksteeg n°3, pronta a rispondere a tutte le vostre domande seduta davanti a una bollente tazza di tè. Il Centro è ben arredato, foto e poster decorano i suoi interni e, nella parte posteriore, è posizionato un grande tavolo di legno. Le persone spesso scattano le foto dall’esterno ma, quando qualcuno lo ha fatto durante la nostra intervista, Sunny si è subito precipitata alla finestra, agitava la mano in segno di disapprovazione, “non vogliamo che la gente scatti solo foto, ma che entri per fare una chiacchierata.”

Sunny preferisce lavorare privatamente, ma ha anche esperienze di lavoro nel Red Light District. “Preferisco gestirmi da sola perché ho il tempo di prepararmi, farmi bella e dedicare più tempo al cliente. La pressione è alta quando lavori nel Red Light District, tutto va più velocemente, devi negoziare e io odio farlo! Ma rispetto le ragazze che lavorano energicamente per 7-8 ore.”

 

Dietro le quinte

Sunny è una volontaria al Centro d’Informazioni e spera di superare i pregiudizi sui sex workers attraverso il dialogo: “Il pregiudizio maggiore è che il sex work non è mai volontario, oppure che implica sempre traffico di esseri umani o sfruttamento,” ci spiega, “ma questo non è vero. Sono una sex work da dieci anni. La società mi ha in parte influenzato e avevo bisogno di soldi, ma è sempre stata una mia scelta. Molti di noi lo fanno per soldi e volontariamente.”

Sunny ha una laurea in Management e tanta esperienza lavorativa alle spalle. Dopo aver cambiato sesso, non è riuscita a trovare lavoro né in Belgio né in Olanda. Dieci anni fa pensava che il problema fosse il non avere ancora un passaporto da donna, nonostante si fosse già sottoposta ad un intervento chirurgico. Tuttavia, due anni fa ha nuovamente provato a trovare lavoro ma con lo stesso risultato.

Red Light (pic: 31mag)

Red Light (foto: 31mag)

Le case chiuse sono ben attrezzate per assicurare condizioni di lavoro dignitose alle ragazze che lavorano nel Red Light District ma, soprattutto, per assicurare che lo facciano volontariamente. Purtroppo esiste anche lo sfruttamento, come il fenomeno dei ‘contabili’.

Le sex worker straniere del Red Light, che non parlano né olandese né inglese, spesso assumono questi ‘contabili’, organizzano tutto per loro, dall’alloggio alla compilazione dei documenti: “La registrazione alla Camera di Commercio costa all’incirca 40 euro, ma loro te ne fanno pagare 300,” così le ragazze sin dall’inizio hanno dei debiti da saldare. Sunny è direttrice del Mio Red Light, una casa chiusa no profit il cui scopo è promuovere migliori condizioni di lavoro per i sex worker. Ad oggi l’associazione sta lavorando per combattere il fenomeno dei ‘contabili’, supportando gli aspiranti sex worker con opuscoli tradotti in più lingue.

Lavorando in una casa chiusa, Sunny ha imparato che il confine tra sfruttamento e scelta personale è una linea sottile. “Immaginate una coppia dove solo l’uomo lavora e con il suo stipendio paga l’auto della fidanzata, le vacanze e gli alimenti. Adesso immaginate la stessa coppia dove solo la donna lavora, ma come sex worker. La prima situazione è considerata normale e accettabile, tuttavia molti direbbero che la seconda è sfruttamento. Ma è davvero sfruttamento o è scelta personale? Se la ragazza è felice, chi siamo noi per giudicare?”

Un lavoro come tutti gli altri

Superare i pregiudizi sul sex work, spiega Sunny, è importante per la redditività della nostra professione: “Alla fine del 2010 c’era tanto lavoro e giravano molti soldi. Negli ultimi anni si è verificato un calo a causa dell’opinione negativa sul nostro lavoro.”

Red Light (foto: 31mag)

Recentemente l’argomento ‘sex worker’ è stato discusso in Parlamento, rendendo la situazione ancora più critica. “L’ultimo sindaco di Amsterdam, Van der Laan, ha chiuso molte vetrine. Prima di lui ce n’erano 500, adesso sono 300 di cui 70 stanno per chiudere. La giustificazione che i politici danno è la nostra sicurezza. La verità è che chiudere le vetrine danneggia il sex work: la competizione è maggiore, gli affitti sono più alti e vengono favoriti i proprietari delle case chiuse.” La tolleranza per il sex work è giunta nel suo periodo più buio con Femke Halsema. Le sex worker si aspettavano un maggiore supporto dalla prima donna sindaco di Amsterdam, ma è avvenuto il contrario: “Secondo una nuova legge (WRS Bill) le sex worker devono essere registrate nel database della prostituzione, creato appositamente per combattere il traffico illecito e per proteggerci. Sono d’accordo con il doversi registrare, ma già lo siamo: per lavorare come sex worker bisogna iscriversi alla Camera di Commercio. La differenza sostanziale è che alla Camera di Commercio il nostro nome non è collegato alla prostituzione. Tutti lo sanno, ma perlomeno sulla carta siamo dei lavoratori come tutti gli altri. Questa nuova legge è preoccupante perché, nonostante loro dicano che le nostre informazioni sono al sicuro, gli hacker possono entrare dove vogliono.” Secondo alcuni dati riportati da Sunny, l’85% delle ragazze vuole tenere segreta la loro scelta. Se la nuova legge viene approvata la privacy potrebbe diventare un problema. Un altro pericolo è che si rischia di criminalizzare altre forme di sex work, come i servizi escort dove lavorano molti transessuali. Tutti i sex worker avranno bisogno di una licenza, scadrà ogni 5 anni e non includerà il permesso per lavorare a casa. Ogni comune può decidere il numero massimo di licenze da dare o addirittura decidere di non emetterne.

Femke Halsema ha anche proposto di chiudere il Red Light District e spostarlo in un grande hotel fuori dal centro di Amsterdam. “Siamo davvero preoccupati,” afferma Sunny. “Adesso lavoriamo in centro, è abbastanza sicuro qui. Ci sono le telecamere, molta polizia in giro e abbiamo molta visibilità. Ma in un hotel fuori dal centro dobbiamo preoccuparci della nostra sicurezza.” Questa netta separazione rischia di aumentare l’emarginazione dei sex worker, rendendoli più vulnerabili ai crimini d’odio.

App per incontri

Sunny ci ha anche parlato di un’ulteriore minaccia al profitto dei sex worker: le app per incontri. “Le app come Tinder e Bumble ti danno la possibilità di avere rapporti sessuali in modo semplice e ad un costo minore. Perché pagare una prostituta quando puoi organizzare un incontro e fare sesso gratis?”

I turismo è un altro argomento rilevante. Gli abitanti di Amsterdam odiano i turisti nel Red Light: non rispettano le ragazze e riempiono le strade di spazzatura. Nonostante Sunny condivida in parte questa opinione, sa che il turismo è fondamentale per il loro business: “Non possiamo lavorare solamente con la gente del posto. Negli ultimi sei mesi il turismo è diminuito e non abbiamo avuto lo stesso guadagno dell’anno scorso. Il problema principale è che non sanno come comportarsi e non rispettano la nostra privacy. Quando finisco il turno di notte, a volte cammino per le strade del Red Light e -scusate l’espressione- mi sento in uno schifo di giungla! Posso accettare che la gente rida di me, ma non posso assolutamente accettare di provare ansia o non sentirmi a mio agio a causa loro.

L’ultimo punto affrontato da Sunny è il legame indistruttibile che esiste tra i sex worker: “La regola implicita che vige nella nostra comunità è il rispetto reciproco. Che tu mi stia simpatico o meno, tutti ci aiutiamo a vicenda. Ho visto sex worker odiarsi ma aiutarsi nel momento del bisogno, come quando ci si imbatte in un cliente aggressivo.” Il mondo dei sex worker è un pianeta variopinto, fatto di essere umani che interagiscono quotidianamente e che prendono davvero sul serio il loro lavoro.“Nessuno capisce cosa vuol dire essere un sex worker, è proprio questo che crea un legame eterno. La nostra comunità è composta da persone diverse tra di loro, nazionalità e profili vari. Siamo una comunità positiva e la amo per questo. Condividiamo le nostre storie, avventure pazze e i soldi che guadagniamo. Spesso ridiamo delle persone che passano davanti le nostre vetrine, o scommettiamo su quanto duri il rapporto sessuale e impostiamo il timer. Il record è stato 3,5 minuti.”

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