CoverPic@ Tasha
di Annalisa Demarch
“L’ultimo dittatore d’Europa”, Alexander Lukashenko, dopo 26 anni rimarrà al suo posto: con quasi l’80% dei consensi ottenuti, la Bielorussia sembra non essere pronta a voltare pagina. Oppure il regime non sembra pronto a farla voltare. Ma questo atteso appuntamento elettorale non verrà ricordato certo per le percentuali bulgare (o bielorusse) ottenute dal Presidente ma dalle dure proteste che ne hanno segnato la vigilia e che ancora oggi, a tre giorni dal voto, continuano ad agitare la nazione e soprattutto la capitale Minsk.
Tasha, un’artista bielorussa che studia arti visive in Olanda, racconta come sta vivendo i tumulti nel suo Paese: “Ogni sera dopo le 19 la gente scende in strada per protestare” dice a 31mag. “Non abbiamo una connessione stabile a internet, quindi tutto è auto-organizzato dai cittadini. Non c’è nessun leader di riferimento, tutto è spontaneo: la gente semplicemente scende in strada. E tutti parlano di quello che sta succedendo, dagli amici ai vicini, fino agli sconosciuti alla fermata dell’autobus.”
Tasha, tornata nel suo paese per votare e per filmare un documentario, racconta che, nonostante internet vada a singhiozzo, le proteste continuano grazie al passaparola e a focolai sparsi in tutta la città.
Per aggirare i tentativi di censura del regime, la gente si è organizzata con soluzioni alternative a quelle mainstream: “Per comunicare usiamo Telegram. Mentre su tut.by e onliner.by vengono pubblicate ogni ora notizie sulla situazione attuale. Ma ovviamente non sai mai se sono affidabili o meno”, commenta l’artista.
Svetlana Tikhanovskaya, figura principale dell’opposizione e riferimento per molti manifestanti, è fuggita in Lituania, dove è “al sicuro” come riferisce il ministro degli Esteri Lituano.
Svetlana #Tikhanovskaya is safe. She is in #Lithuania. pic.twitter.com/6f9U2meoX0
— Linas Linkevicius (@LinkeviciusL) August 11, 2020
Tikhanovskaya è scappata lasciando un video messaggio dove invita la gente a rinunciare alle proteste. Ma a Minsk pochi credono che l’appello sia genuino. “Ha detto che è una donna debole, che l’ha fatto per i figli e che non vuole che nessuno scenda in strada a protestare”, racconta Tasha. “Ma noi non ci crediamo. È stata detenuta per tre ore e mezza ma noi pensiamo che lei non se ne sarebbe mai andata” afferma l’artista.
Com’è la situazione nella capitale?
“Ci sono militari ovunque, e hanno bloccato la strada principale della città. Lunedì ci sono state sparatorie” dice Tasha.

Ieri notte c’è stato un primo morto negli scontri. “Ma il governo ha cercato di attribuire la colpa all’uomo stesso, affermando che aveva trascorsi criminali alle spalle”, dice Tasha riluttante. “Un altro ragazzo è finito sotto un’auto della polizia”.
L’elezione domenica
Nessuno si aspettava elezioni democratiche o trasparenti – vista la storia di brogli per cui il Paese è noto; da settimane, ormai, le speranze dell’opposizione erano riposte in Tikhanovskaya e nella sua coalizione, dopo che altri candidati hanno dovuto rinunciare a causa di arresti ed intimidazioni.
Tra l’altro, previsioni erano quasi impossibili: nel paese i sondaggi indipendenti sono vietati e le fonti ufficiali hanno sempre affermato il gran vantaggio del “dittatore” bielorusso.
Per permettere il conteggio delle votazioni, i cittadini si sono dovuti ingegnare, lanciando un’iniziativa intesa a consentire agli osservatori indipendenti di contare i voti contro Lukashenko. L’idea iniziale consisteva nell’indossare dei braccialetti bianchi per farsi riconoscere come sostenitori dei candidati dell’opposizione. “Almeno metà della popolazione non è a favore di Lukashenko”, dichiara Tasha

“Dopo i risultati, le persone continuano a indossare i braccialetti come simbolo di supporto verso le elezioni democratiche”, dice ancora Tasha. “Domenica abbiamo visto ai seggi lunghissime file di persone che aspettavano pazienti di poter votare e che volevano elezioni eque”, afferma Tasha, “e invece non sono stati neanche resi noti i risultati di alcuni seggi”.
“In una scuola-seggio la polizia ha esortato i cittadini ad andarsene con la fine delle votazioni alle 20 e i risultati non ancora usciti – ma le persone si sono ribellate e sono rimaste fino a mezzanotte, quando hanno rilasciato i risultati. Nel seggio elettorale più grande, addirittura, dove tutti pensiamo abbia vinto Tikhanovskaya, non li hanno mai annunciati”.

Photo by Yauhen Attsetski
Come si evolverà la situazione?
“Alcune persone dicono che è quasi una guerra civile (…), altri dicono che potrebbe diventare una sorta di ‘guerrilla war’”, dice Tasha. “Ma potrebbero esserci anche altre forme di protesta” – per esempio lo sciopero nazionale delle imprese, comunicato dal canale Telegram Nexta.
“Penso dipenderà molto da come il governo reagirà a queste proteste; se impiegheranno molte forze militari per reprimere la popolazione o meno”, dice l’artista bielorussa. Intanto il movimento auto-organizzato attende che internet torni a funzionare, così che le persone possano prepararsi meglio. “La gente ha paura di scendere in strada perché non si sa cosa può succedere. Chi va a protestare lo fa con tutto ciò che ha di importante dietro, perchè potresti sempre venire arrestato. E non si sa se rimarrai detenuto per un giorno, per due giorni o più. E rischi delle pene molto dure, dai 7 anni in su”.
Le proteste a sostegno di candidati indipendenti, mentre il regime li metteva fuori combattimento uno ad uno, vanno avanti da due mesi ormai. “All’inizio della campagna le proteste erano pacifiche: si scendeva nelle piazze principalmente per sostenere la registrazione di nuovi candidati. Ma poi in troppi hanno cominciato ad essere arrestati”, conclude Tasha.
Intanto è sicuro che le proteste continueranno a Minsk, in un modo o nell’altro. Fino ad ora sono state arrestate più di 6.000 persone, secondo quanto riporta il Ministro dell’interno bielorusso, e testimoni, come Tasha, dicono che ci sono feriti anche tra persone che non partecipavano alle manifestazioni – come giornalisti o autisti del bus.
Tra i feriti c’è anche una giornalista dell’NRC, Emilie van Outeren, colpita alla coscia da un proiettile mentre copriva le manifestazioni anti-governative nella capitale. A causa della ferita la reporter, corrispondente principale per l’Europa dell’est per gli ultimi 18 mesi, è dovuta tornata nei Paesi Bassi per ricevere le cure adeguate.

Cosa dice il governo olandese?
Il governo olandese si è detto preoccupato per le elezioni in Bielorussia e per l’aumento della violenza della polizia durante le manifestazioni. Tuttavia non ha commentato i risultati delle elezioni.
Il ministro degli Esteri, Stef Blok, ha dichiarato in un briefing con i parlamentari che, sulla base delle informazioni disponibili, “si ritiene che le elezioni non siano state libere ed eque”. Secondo quanto riferito da Blok, il governo sta seguendo da vicino gli sviluppi, insieme agli altri Stati membri dell’UE.
“Secondo il governo è necessario un approccio graduale, che offra piano piano la possibilità di aumentare la pressione sulle autorità bielorusse”, ha dichiarato. La vede similmente anche il capo degli affari esteri dell’UE Josep Borrell, secondo quanto affermato in una sua dichiarazione.
I parlamentari olandesi tuttavia chiedono al governo di mostrare più coraggio. Il deputato della D66 Sjoerd Sjoerdsma afferma che “le banalità non sono appropriate”, mentre il deputato democristiano Pieter Omtzigt ha invitato l’UE a esprimere una “reazione forte”.
“Devono prendere una posizione”, ha detto. “O riconosciamo Lukashenko o riconosciamo Tikhanovskaya.”