In Olanda ci sono migranti per cui un corso d’integrazione è obbligatorio e altri, per esempio “expats”, che godono invece di canali preferenziali. Ieri il governo ha introdotto un’ulteriore differenza: chi è obbligato a integrarsi dovrà infatti firmare una carta dei “valori olandesi”, pena una sanzione fino a 1250€.
Del resto se ne parlava da tempo: da quando il Ministro agli affari sociali Lodewijk Asscher lo ha annunciato due anni fa, al quotidiano Volkskrant, parlando di un “appello morale” che incoraggiasse la partecipazione sociale dei nuovi arrivati. Un tema, quello della carta, legato alla revisione delle politiche sull’integrazione richiesta dallo stesso Asscher, che aveva proposto di inserire nell’esame finale del corso obbligatorio un quiz sui “valori olandesi”.
Le proposte del Ministro sollevarono non poche perplessità in parlamento, ma alla fine un progetto pilota di 12 mesi, su base volontaria, è partito nel marzo del 2014 in 13 Comuni olandesi, concludendosi la scorsa primavera. Su 4000 persone coinvolte, principalmente provenienti da Paesi dell’Est Europa, 1500 hanno completato il corso d’integrazione e firmato la “dichiarazione d’intenti”, secondo quanto riferito da Asscher alla Kamer.
Il governo deve aver valutato positivi i risultati, quindi, e l’anno prossimo una legge sancirà l’obbligatorietà di firma. E il progetto sarà dedicato ai rifugiati, ai migranti con l’obbligo di integrazione e anche a chi chiederà il ricongiungimento famigliare.
Da una prima, informale, traduzione sembra che nella famosa carta dei “valori olandesi” vengano reiterate le libertà d’opinione, parola ed espressione; la libertà religiosa e l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, specificando che nei Paesi Bassi non è accettata la discriminazione. Tutti concetti molto generali e teoricamente impeccabili, che nel tempo potrebbero essere sottoposti a un pubblico più vasto: “Non è da escludere che il progetto venga offerto anche ai migranti europei”, ha infatti puntualizzato il Ministro.