di Paola Pirovano
La mostra In and Out of Storage – dal 4 febbraio al 8 maggio 2016 – cerca di rispondere alle domande: cosa si nasconde nei sotterranei del museo? Chi decide cosa esporre e cosa no? Come sono selezionate i lavori e soprattutto perché alcune vengono scartate? Con una selezione di una cinquantina di opere emblematiche dei criteri che sottendono alle scelte del museo.
Tutti capolavori?

Bisogna ammettere che i depositi di un museo non sono sempre un eldorado di capolavori; promozioni e bocciature hanno spesso alla base criteri oggettivi, soprattutto per ciò che riguarda lo standard richiesto dal museo. Il primo criterio di scelta è ovviamente la qualità delle opere: in un piccolo museo come il Mauritshuis non c’è posto per artisti “di seconda classe”. Lo stato di conservazione delle opere è un altro fattore decisivo: alcuni quadri sono danneggiati a tal punto da essere irrecuperabili e vengono quindi conservati nei depositi.
E se un’opera è troppo moderna?
Alcune opere poi, nonostante l’obiettivo valore artistico e l’ottimo stato di conservazione, sono incoerenti rispetto alla collezione permanente. Per esempio, un dipinto del 19esimo secolo è fuori epoca al Mauritshuis, che si concentra esclusivamente sull’arte olandese e fiamminga dal 15esimo al 18esimo secolo. Prendiamo il ritratto della regina Beatrice realizzato da Andy Warhol: nel 1987 era esposto nella hall del museo, ma ora è conservato nei depositi insieme a dipinti di altre epoche.
Un’opera può essere troppo grande?

A volte la decisione di esporre un’opera è dettata da ragioni squisitamente pratiche: un dipinto può essere troppo grande – e quindi fuori scala rispetto all’armonia generale del museo – o una serie troppo numerosa. Ne sono un esempio i 25 ritratti della Prins Maurits’ Army, di cui normalmente solo un paio sono visibili al pubblico. Il Mauritshuis, infatti, non ha una sala sufficientemente grande per esporre la serie completa.
Cosa fare degli errori di valutazione?
Altre volte, è un errore umano a decidere della sorte delle opere: un caso emblematico è rappresentato dall’acquisizione del 1821 da parte del re Guglielmo I. Il sovrano, infatti, si era procurato un gruppo di dipinti attribuiti a Raffaello, Tiziano e Velazquez. In realtà, si trattava di opere minori che furono presto rivendute. Solo un quadro è restato al Mauritshuis: erroneamente considerato un Raffaello, giace dimenticato nei depositi da anni.
Recuperato per questa mostra, il quadro presenta comunque un certo interesse perché uno dei primi esempi di figura umana su un supporto di cuoio dorato.
Le sorprese sono un leit-motiv della mostra: al momento della selezione, i curatori hanno scoperto o riscoperto delle opere che, grazie a nuove ricerche o a un restauro accurato, hanno dimostrato di essere molto più interessanti del previsto. Anche i visitatori sono chiamati a dare il loro parere: attraverso un dispositivo multimediale potranno votare per l’opera che ritengono debba essere recuperata dai depositi. Il dipinto che otterrà più preferenze verrà poi esposto nella collezione permanente.