Immigrazione, Defence for Children punta il dito contro l’Olanda

A pochi giorni dalla tesi di dottorato che ha imbarazzato le più alte autorità di polizia, esce un secondo studio destinato a scomodare il governo olandese. Defence for Children International The Netherlands, ONG con base Leiden che da anni si occupa di diritti dei minori, ha infatti presentato un rapporto piuttosto critico su come il Dipartimento Immigrazione e Naturalizzazione dei Paesi Bassi (IND) gestisce la questione dei ricongiungimenti famigliari.

Secondo l’associazione, in Olanda sono diverse migliaia i bambini ai quali manca almeno un genitore per colpa di politiche migratorie restrittive. Spesso capita, infatti, che i bambini con genitori di nazionalità differenti, al momento della separazione degli adulti, siano costretti a rimanere orfani nei Paesi Bassi o a seguire uno dei genitori in un paese a loro estraneo.

Per Martine Goeman, direttrice di ricerca a Defence for Children, il problema di fondo è una burocrazia inflessibile che mette in grave difficoltà i bambini. E questo perché, in definitiva, l’IND rifiuta con troppa facilità il permesso di soggiorno a membri di famiglie separate, senza avere l’obbligo di dimostrare che “l’interesse del bambino” è stato rispettato.

Sempre secondo la ricercatrice poi, i Paesi Bassi sarebbero piuttosto indietro rispetto alle legislazioni internazionale ed europea, le cui regole e convenzioni impongono innanzitutto la tutela dei minori. Defence for Children ha quindi chiamato in causa Klaas Dijkhoff, Segretario di Stato a Sicurezza e Giustizia e Ministro dell’immigrazione, affinché il governo inserisca nell’agenda politica un progetto di riforma sul tema.

Giusto per evitare che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ammonisca nuovamente l’Olanda, come successo lo scorso ottobre, quando le autorità rifiutarono il permesso di soggiorno a una donna originaria del Suriname che voleva ricongiungersi ai tre figli olandesi.

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