Photo: Rene Passet Flickr License CC 2.0
Un interessante articolo del Parool discute il fenomeno della “havermelkelite” ad Amsterdam, ossia l’elite del latte d’avena (in riferimento ai prodotti tipici dei cafè hipster) una nuova generazione di residenti che spende denaro in modo smodato in beni e servizi di lusso. Il termine “havermelkelite” non è ancora presente nel dizionario, ma si riferisce a coloro che vivono uno stile di vita costoso e consumano prodotti esclusivi, come bici elettriche costose, pane di segale da dieci euro e sottoscrivono abbonamenti in palestre di lusso.
Quello che non era riuscito alle controculture e tradizionalmente non avevano potuto gli ambienti aristocratici e verticistici, ossia di mettere le mani sulla capitale, è invece riuscito a questo eterogeneo gruppo sociale di ispirazione liberale che unisce creativi, imprenditori di brand e abbigliamento, cibo, intrattenimento e altre forme di consumo contemporaneo, caratterizzati da edonismo ed elementi estetici di impegno progressista.
Il giornalista Jonas Kooyman, che ha coniato il termine nel 2019, spiega che questa nuova classe media cittadina vuole dimostrare con il proprio consumo un giudizio morale. Di conseguenza, l’offerta nella città si adatta in gran parte a questa nuova generazione che sembra si adatti bene alla cultura di Amsterdam.
Tuttavia, ci sono segni di resistenza a queste tendenze e il fenomeno della havermelkelite solleva domande sulla sostenibilità, tanto per i residenti che non appartengono a questa categoria, quanto per la città stessa. La discussione si concentra su come questi cambiamenti stiano influenzando la città di Amsterdam e se siano positivi o negativi per la comunità.