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Il respiro dell’arte. La mascherina tra immaginazione e significati profondi

di Antonia Ferri

La mostra Il respiro dell’arte a cura di Virginia Monteverde e in collaborazione con Luca Rezzolla è aperta fino a sabato 17 luglio ai Breed Art Studios di Amsterdam. Si tratta di una seconda edizione, che segue quella al Palazzo Ducale di Genova del settembre 2020.

L’esposizione, nata nel periodo del primo lockdown in Italia, colleziona le opere di 32 artisti da tutto il mondo. Gli artisti sono stati chiamati a riflettere sull’uso della mascherina. E da questo spunto sono nate tantissime e diverse opere d’arte. Dalla rivisitazione della mascherina all’approfondimento dei concetti che può veicolare.

Il respiro dell’arte: dalla mascherina-libro a Michelangelo

La Mascherina libro di Silvano Repetto, residente a Lugano, è un esempio di quello che può scaturire dall’immaginazione. Una mascherina costituita dal libro Effetti collaterali di Woody Allen. Un’opera che è stata anche un’idea dell’autore nei tempi in cui i dispositivi di protezione scarseggiavano. Repetto creava, infatti, delle mascherine improvvisate per girare per la città.

Da un’idea curiosa si passa a un’opera, divenuta poi francobollo, come quella dell’artista olandese Anne-Claire van den Elshout: Tribute to Michelangelo. Una vera e propria stampa in 3d in terracotta che riproduce la testa del David di Michelangelo. Su di esso è apposta una mascherina-gabbia in bronzo. Alla statua di Michelangelo, subito diventata simbolo delle libertà civili, viene sovrapposta la mascherina. Essa identifica il rimando a un periodo, quello del Coronavirus, in cui proprio la libertà è venuta a mancare.

La nascita di questa mostra non è stata però senza intoppi. Sia perché a prima vista, quello della mascherina, poteva sembrare un argomento ormai eroso dallo scorrere del tempo, sia perché il lockdown ha messo alla prova gli artisti.

Il respiro dell’arte, che vuole guardare a quel sentimento di solidarietà nato nella prima fase della pandemia, ha incontrato alcuni ostacoli.

Alcuni artisti durante il lockdown si sono abbattuti e hanno quasi interrotto la produzione artistica. Altri hanno invece risposto al call-out quasi in maniera più energica,

ci racconta Luca Rezzolla, che ha collaborato alla realizzazione della mostra. Rezzolla sottolinea inoltre che la mostra è lo specchio della reazione degli artisti alle chiusure. Non un simbolo di un’attesa passiva della fine del lockdown bensì un prodotto artistico che mira a raccontare un periodo irripetibile.

CoverPic@Breed Art Studios

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