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Il mistero del dipinto perduto di Van Gogh

“Ho fatto il ritratto del dottor Gachet con un’espressione di malinconia che a coloro che guarderanno la tela potrà sembrare una smorfia“. È il 3 giugno 1890 e Vincent Van Gogh sta descrivendo il Ritratto del Signor Gachet al fratello Théo in una delle lettere che comporranno la loro ricca corrispondenza.

Il dipinto, che nel 1939 sarà confiscato dal gerarca nazista Hermann Göring come arte degenerata, passerà da una vendita all’altra fino a quando non sarà battuto all’asta per la cifra record di 82 milioni e mezzo di dollari.

L’acquirente è il magnate giapponese Ryoei Saito. Quando il governo nipponico gli impone una tassa elevatissima per il possesso del quadro, Saito, indignato, annuncia alla stampa internazionale che l’opera sparirà con lui.

Ed è proprio ciò che accadrà nel 1996, con la sua morte.

Del dipinto non si avrà più alcuna notizia. Dove sarà finito il capolavoro di Van Gogh? E se il miliardario si fosse fatto cremare con quel ritratto?

È il mistero che cerca di risolvere Sakura, romanzo scritto da Matilde Asensi e uscito in Italia per Solferino nella traduzione di Roberta Bovaia lo scorso 29 settembre. La scrittrice spagnola immagina che a decifrare l’enigma sia uno strambo gruppo composto da cinque personaggi: un mercante d’arte olandese, un’infermiera francese, uno street artist inglese, una pittrice italiana e un energumeno tuttofare americano.

Sullo sfondo di una cultura giapponese che si fonde con la pittura degli impressionisti, tra ciliegi in fiore (sakura) e incisioni dell’ukiyo-e, tra realtà e finzione, i protagonisti si troveranno ad affrontare notevoli difficoltà che li metteranno alla prova in un classico, vogleriano viaggio dell’eroe. 

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