CoverPic: Wassily Kandinsky | Herbstlandschaft mit Booten, 1908 | License: public domain
I Lewenstein, una famiglia ebraica che aveva fatto causa per la restituzione di un dipinto di Wassily Kandinsky da 20 milioni di euro ottenuto dallo Stedelijk Museum di Amsterdam durante l’occupazione nazista dei Paesi Bassi, ha accusato di parzialità il comitato consultivo per la restituzione delle opere trafugate dai nazisti.
Di fronte al tribunale di Amsterdam gli avvocati che difendono gli eredi di Robert Lewenstein, fuggito in Francia nel 1940, hanno accusato di “parzialità e conflitto di interessi” il comitato di restituzione dei Paesi Bassi.
L’organo si era infatti espresso sfavorevolmente a proposito della restituzione dell’opera d’arte alle famiglia Lewenstein. Il comitato di restituzione, istituito nel 2002 per giudicare tali rivendicazioni, ha stabilito nel 2018 che il dipinto dovesse rimanere allo Stedelijk Museum, sulla base del fatto che le finanze di Lewenstein erano già compromesse prima della guerra. Inoltre, il consiglio ha dichiarato che il dipinto era stato acquistato in buona fede.
Bild mit Häusern (Veduta con case), dipinto dall’artista russo nel 1909, fu venduto a prezzo scontatissimo – 160 fiorini dell’epoca – al Comune di Amsterdam, che gestisce lo Stedelijk Museum, il 9 ottobre 1940 presso la casa d’aste Frederik Muller.
I nazisti avevano invaso con successo i Paesi Bassi cinque mesi prima. Lewenstein e sua moglie erano già fuggiti in Francia al momento della vendita.
Gli avvocati dei ricorrenti rigettano le conclusioni del comitato per due motivi: la vendita non è stata affatto volontaria perchè i nazisti hanno fatto costretto le famiglie ebraiche a cedere i propri beni. Secondo, perchè la famiglia non era in difficoltà tali da dover vendere il capolavoro di Kandinsky: “Nel settembre 1940 – ricorda uno degli avvocati – i Lewenstein disponevano di un saldo di 110.000 fiorini. Robert Lewenstein, con un reddito di oltre 5.200 fiorini all’anno, era uno dei 5% dei contribuenti con il reddito più alto”.
Per quanto rigarda il conflitto di interessi, Paul Loeb, difensore del Gemeente di Amsterdam e dello Stedelijk Museum, rifiuta l’accusa della famiglia Lewenstein. Ha dichiarato alla corte che nessuno dei membri del comitato aveva un interesse finanziario nel museo o era mai stato impiegato da esso.
Anche Rein Wolfs, direttore del museo, ha detto all’udienza: “Non credo che il museo abbia agito in modo oscuro. Siamo stati trasparente e attenti. Il museo è consapevole della sua responsabilità in questa vicenda. Qualunque sia la sentenza del giudice, ci rendiamo conto che questo quadro sarà per sempre legato a una storia dolorosa“.
La sentenza del tribunale è attesa per il 16 dicembre.