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Il governo di unità nazionale del Myanmar collaborerà con l’ICJ dell’Aja per il caso dei Rohingya

Tasnim News Agency, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Il Governo di unità nazionale del Myanmar (GUN) coopererà con la Corte internazionale di giustizia (CIG/ICJ) con sede all’Aja. Lo riporta il sito locale Irrawaday. Il caso si riferisce ai crimini perpetrati contro i Rohingya per i quali il Paese è accusato di genocidio.

Nel 2017 c’è stata una brutale repressione militare nello Stato occidentale di Rakhine e più di 700mila Rohingya sono quindi fuggiti al confine con il Bangladesh. Nel 2019, il Gambia ha portato il caso alla Corte internazionale di giustizia ICJ, organo delle Nazioni Unite con sede all’Aja, dove il Myanmar è accusato di genocidio. L’allora Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, ai tempi, difese il Paese dall’accusa.

Il team legale del Gambia riferì tutte le atrocità commesse dal Myanmar contro la minoranza musulmane e chiese quindi nel 2019 alcune “misure provvisorie”. In questo modo, non si sarebbero potuti perpetrare ulteriori crimini.

L’ICJ, inoltre, ordinò di stendere un rapporto rispetto al proprio impegno in conformità alle misure. Una prima volta entro quattro mesi e poi ogni sei. Ma il primo febbraio di quest’anno la giunta militare ha rovesciato il governo eletto con un colpo di stato. E ai primi due rapporti, non ne sono seguiti altri.

Il Governo di unità nazionale si è detto  preoccupato per la situazione dei Rohingya, soprattutto per quelli fuggiti in Bangladesh nel 2016/2017. Il governo legittimo ha, però, assicurato che collaborare resta un suo dovere. Sta anche valutando il possibile esercizio della giurisdizione internazionale.

Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, il regime ha ucciso 840 persone. Circa 5.500 sono state arrestate. E 4.409 sono ancora detenute.

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