di Martina Gargano
La disputa territoriale più lunga dal dopoguerra, quella tra Israele e Palestina, ha visto da qualche anno a questa parte l’introduzione di un nuovo protagonista che si affianca agli attori tradizionali (Israele, Palestina, USA e UE): la Corte Penale de L’Aia (ICC). Questo organismo introduce così un ulteriore fattore di complessità in una situazione già molto intricata.
La Corte Penale ICC negli anni ha aperto diversi fascicoli relativi alla questione israelo-palestinese, basti pensare a quelli relativi all’operazione Cast Lead, all’attacco alla Mavi Marmara o all’operazione Protective Edge. E la situazione è diventata ancor più rilevante in seguito alle dichiarazioni del premier Netanyahu di voler annettere le colonie in Cisgiordania.
La Palestina è uno Stato, oppure no?
L’intervento della Corte e l’apertura di procedimenti per crimini di guerra nei Territori occupati della Palestina sono stati invocati da alcuni e respinti da altri, in una diatriba che va avanti praticamente da quando esiste l’ICC. Perché allora la Corte non si muove? La storia è lunga. A monte, però, il problema è legato al riconoscimento internazionale dell’indipendenza della Palestina, ovvero: la Palestina è da considere uno Stato indipendente?
138 membri dell’ONU su 193 riconoscono la Palestina come Stato ma ciò non basta per chiudere la questione: le sentenze dell’ICC hanno infatti validità legale solo per i Paesi che ne riconoscono la giurisdizione. In questo caso, mentre la Palestina ha chiesto di aderire non appena l’Assemblea delle Nazioni Unite ne riconobbe, nel 2012, lo status di “stato non membro”, Israele non ha mai firmato lo statuto di Roma, documento fondativo della Corte: in questo modo la nazione si solleva di fatto dalla giurisdizione dell’ICC. A complicare le cose, si aggiunge il fatto che Israele, così come gli USA, il Canada e molti altri stati, non riconosce l’esistenza della Palestina come Stato indipendente. Ricapitolando: l’ICC riconosce la Palestina, Israele non riconosce nè la Palestina nè l’ICC e a causa del puzzle territoriale un’indagine dell’ICC sul territorio palestinese, senza l’assenso di Israele, è praticamente impossibile.
#ICC welcomes Palestine as a new State Party http://t.co/jLoqJEYqaw pic.twitter.com/v2sB6joNUQ
— Int’l Criminal Court (@IntlCrimCourt) April 1, 2015
L’adesione della Palestina al Trattato di Roma è stato dunque un processo non privo di difficoltà. Il procedimento fu avviato in seguito all’episodio della nave Mavi Marmara. Il caso fu inizialmente archiviato, ma ha sollevato il dibattito sulla questione israelo-palestinese da parte della Corte, che si è trovata a doversi confrontare con la questione dell’esistenza dello Stato di Palestina.
Israele e USA sono ossessionati dalla Corte
Fin dall’inizio, Israele e USA hanno fortemente osteggiato il riconoscimento della Palestina da parte dell’ICC, sostenendo l’impossibilità per una entità“non indipendente”, di entrare a far parte di un organo sovranazionale nelle vesti di Stato sovrano. Prima del I Aprile 2015, data in cui la Palestina è diventata ufficialmente membro dell’ ICC, non sono mancate infatti campagne mediatiche da parte di Israele volte a screditare l’operato della Corte e della sua Procuratrice Fatou Bensouda, a cui si sono poi aggiunte le caustiche dichiarazioni dell’allora portavoce del Segretario di Stato USA Jen Psaki. Sorprendentemente, anche il Canada, uno dei maggiori finanziatori dell’ ICC, decise di sposare le rimostranze di USA e Israele. In quell’occasione, tuttavia, l’ICC decise di non cedere alle pressioni internazionali, accettando il Paese tra gli stati membri, e aprendo così alla Palestina la strada per muovere il suo primo passo da Stato sovrano. E cioè la richiesta di incriminazione dei vertici israeliani per crimini contro l’umanità.
Il 20 dicembre 2019, la Procura ha poi annunciato in via definitiva che tutti i criteri statutari per l’apertura di un’indagine nei Territori Occupati erano effettivamente soddisfatti. Nelle parole della Procuratrice “crimini di guerra sono stati commessi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, e nella Striscia di Gaza […] e non vi sono ragioni sostanziali per ritenere che un’indagine non servirebbe gli interessi della giustizia”.
Rimane però il nodo legato alla legittimità della Corte di avviare un’indagine nei Territori Occupati. Bensouda ha quindi deciso di chiamare in causa tutte le vittime e tutti gli Stati interessati a presentare osservazioni relative all’ambito di competenza territoriale della Corte nella situazione nello stato della Palestina. Non è servito attendere troppo a lungo per una reazione da parte dei filo-israeliani. Il 14 Febbraio 2020, infatti, la Germania, accompagnata da Australia, Austria, Brasile, Repubblica Ceca, Ungheria e Uganda, ha richiesto lo stato di “amicus curiae”, secondo cui acquisisce la facoltà di opporsi alle decisioni della Corte. Questi paesi, infatti, sostengono che l’ICC non avrebbe l’autorità legale per giudicare i crimini di guerra nei Territori.
Le minacce di Trump
In questo già intricato groviglio di interessi, si è inserita l’amministrazione Trump che ha preso le parti di Israele, proponendo il proprio piano per la suddivisione del territorio e minacciando i funzionari dell’ ICC di sanzioni.
La scelta di Bensouda di invitare stati terzi a pronunciarsi sulla questione non va però interpretata come un passo indietro da parte della Procuratrice, che, al contrario, sostiene: “Con la richiesta di questa sentenza, ho invitato la Camera a pronunciarsi rapidamente, consentendo al contempo alle vittime, agli Stati interessati e ad altri di partecipare a questi procedimenti.[…] Spero che il processo non solo aiuti la Camera nella sua determinazione, ma fornisca anche la sua decisione e la mia successiva indagine, con maggiore chiarezza e maggiore legittimità”.
La pandemia, gli “amici curiae”, gli interessi internazionali e tutte le altre recenti situazioni avverse hanno sicuramente rallentato i lavori della Corte. Senza dubbio, però, non hanno piegato le convinzioni dei giudici: la Palestina è uno Stato e la Corte ha giurisdizione sui Territori Occupati.