Dalla sua casa di Bakoven in Sudafrica, dove ha vissuto per gli ultimi sei anni, l’artista di Amsterdam Thirza Schaap può arrivare all’oceano in sette minuti. Camminando sulla spiaggia col suo barboncino Iso, Schaap è rimasta spesso scioccata dalle grandi masse di rifiuti di plastica sulla battigia.
Dopo essere stata giudice alla competizione di sculture di plastica di Belville del 2016, la Schaap ha iniziato a fotografare le sculture e a condividerle sui social media.
Dopo ha iniziato ad andare alla ricerca di plastica ogni giorno, portandola a casa, creando sculture elaborate e colorate a pastello sul suo tavolo in giardino, e successivamente fotografandole.
Le sue opere contengono oggetti comuni, di tutti i giorni: bottiglie e coperchi, palloncini, scarpe, forchette e cucchiai, spazzolini e, ovviamente, buste di plastica. Con l’aiuto di un amico scrittore, poi, le fotografie sono state denominate con titoli evocativi: Passeggiata Domenicale, Calzelunghe, Alveare.
Nonostante il loro fascino, però, le immagini di Schaap sono anche profondamente scomode. Rappresentano infatti scorci delle orribili conseguenze del nostro modo di vivere, e sono piene di oggetti in disuso, sbiaditi e rotti che non riescono a decomporsi.
Il progetto di Schaap Oceano di Plastica, è proprio un tentativo di salvare alcuni di questi frammenti perduti al proprio destino.
Ma la Schaap non intende puntare alcun dito o dare la colpa a nessuno.
“Possiamo riutilizzare e riparare molto di più. Ad esempio, possiedo delle buste di plastica che riuso e risciacquo quando lavo i piatti e le lascio asciugare fuori. E non uso alcun prodotto in bagno, all’infuori del sapone. In questo modo si può evitare un sacco di plastica,” dichiara la Schaap
“Affoghiamo nella plastica. Se non vediamo l’oceano come il sangue della terra, così come le foreste alla stregua dei suoi polmoni, i nostri figli non avranno un futuro.”