I primi dieci giorni del nuovo monumento per ricordare l’olocausto di olandesi ebrei, rom e sinti

Per quindici anni si è discusso dell’arrivo di un nuovo monumento ad Amsterdam. Sulla sua posizione, le dimensioni e i possibili disagi per il vicinato.

Dal 19 settembre, però, quell’opera così discussa, con i nomi e le età di 102.163 olandesi ebrei, rom e sinti che non hanno una tomba è aperto al pubblico. Het Nationaal Holocaust Namenmonument, il labirinto fatto di mattoni, è stato visitato nei primi giorni soprattutto da persone che cercano una conferma tangibile del passato. Parenti delle vittime, insegnanti con le scolaresche e semplici curiosi.

Nei sentieri che si biforcano nel monumento, l’amministratore Paul Silvester cerca persone “con il volto interrogativo”. Spiega ai visitatori dove possono trovare informazioni, come funziona il codice QR che aiuta a localizzare un nome e tiene in ordine.

Silvester racconta alla gente perché ci sono dei sassolini per terra accanto ai mattoni. “È un’usanza ebraica con cui i parenti mostrano ai morti che sono ancora nei loro cuori”. Vicino ad Anna Frank c’è un intero mucchio di sassi. “Il suo nome è difficile da trovare per la maggior parte dei visitatori”, dice Silvester. “Il suo vero nome è Annelies, ma la gente non lo sa”.

Un giorno prima c’era una donna con le lacrime agli occhi. Silvester le ha chiesto cosa c’era che non andasse. “Voleva raccontare la sua storia, ha detto. Abbiamo preso un caffè insieme“.

Artist Impressions: Studio Libeskind

Lo sterminio di 102.000 ebrei e 220 sinti e rom

I Paesi Bassi ora hanno finalmente un memoriale dove 102.000 ebrei e 220 sinti e rom potranno essere commemorati individualmente e collettivamente. Fino ad ora i Paesi Bassi non avevano un monumento dove ogni singola vittima dell’Olocausto è menzionata per nome.

Per i parenti sopravvissuti, è inestimabile avere un posto dove possono commemorare i loro familiari. In questo modo, i nomi delle vittime dell’Olocausto saranno preservati dall’oblio. Il monumento funge da filo rosso tra passato, presente e soprattutto futuro. La commemorazione non è solo per coloro che possono ricordare la guerra. È anche per coloro che non hanno vissuto la guerra. Per i figli di coloro che l’hanno vissuto, per i loro nipoti e per le prossime generazioni. Il monumento contribuisce alla consapevolezza storica di ciò che le guerre possono portare, e incoraggia la riflessione e l’educazione sulla seconda guerra mondiale, dice Jacques Grishaver, presidente del comitato di Auschwitz.

Il monumento, progettato dall’architetto di fama mondiale Daniel Libeskind, si trova a Weesperstraat nel centro est di Amsterdam, vicino a Jonas Daniël Meijerplein, al Plantage e a Weesperbuurt. La storia di questo quartiere è fortemente legata alla storia degli ebrei di Amsterdam. A pochi passi da questo luogo ci sono monumenti ed edifici speciali, ognuno dei quali evidenzia una parte della storia ebraica a modo suo. Prima della seconda guerra mondiale, Weesperstraat era quasi interamente ebraica.  Il memoriale comprende quattro lettere ebraiche che insieme rappresentano la parola, che significa “In memoria di”.

Artist Impressions: Studio Libeskind

I mattoni tra passato e futuro

L’uso dei mattoni è onnipresente nei Paesi Bassi e nelle città dell’Europa occidentale. I mattoni, in combinazione con le forme geometriche delle lettere in acciaio che riflettono la luce, creano una connessione tra il passato di Amsterdam e il suo presente.
Dove i muri di mattoni e le forme metalliche si intersecano, c’è uno stretto vuoto che dà l’impressione che le lettere d’acciaio siano fluttuanti. Questo simboleggia la rottura della storia e della cultura del popolo olandese.

Coverpic© Artist Impressions: Studio Libeskind

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