I morti non muoiono, il film di Jim Jarmusch che l’anno scorso ha aperto il 72esimo Festival di Cannes , è un “piccolo simpatico film”, come definito dalla critica.
All’interno della pellicola il regista svolge un’operazione tipica dei suoi film, ovvero prendere un ramo del genere horror e cercare il più possibile di rielaborarlo. Ma il regista sessantaseienne non lascia il segno come aveva fatto sette anni fa, col film “Solo gli amanti sopravvivono.”
In quell’opera, infatti, Jarmusch girava una storia d’amore vampiresca che colpiva per la sua simpatia e per il gruppo di protagonisti guidato da Tilda Swinton e Tom Hiddleston, vampiri divertiti, divertenti e innamorati.
In The dead don’t die, invece, i suoi zombie non hanno lo stesso impatto sul pubblico che avevano avuto i suoi vampiri innamorati. Sicuramente le premesse ci sono: il riscaldamento globale ha portato il pianeta a cambiare asse e girare in senso opposto. Un moto che ha scatenato calamità naturali e anche l’apocalisse degli zombie. Un moto che parte da Centerville, un villaggio americano dove non succede granchè ma che, tuttavia, rappresenta lo specchio dell’America di Trump.
Scatenare l’apocalisse zombie in un posto del genere potrebbe essere dunque un’idea geniale, ma Jarmusch non sembra avere abbastanza materiale per il film. Sembra quasi che abbia girato senza sceneggiatura, limitandosi a filmare per puro divertimento.
I morti non muoiono appare quindi come una barzelletta passeggera, che ti fa ridere per un momento ma non ti fa riflettere. Un film che ti fa divertire ma non ti lascia niente. Un film soft, da guardare senza impegno.