Sikander Iqbal, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
In otto anni, il gigante di Internet Google ha veicolato 128 miliardi di euro tramite una sussidiaria olandese nel paradiso fiscale delle Bermuda, dice NOS. Questa operazone avrebbe fruttato più di 25 milioni di euro alle autorità fiscali olandesi tra il 2012 e il 2019. Google ha interrotto la costruzione fiscale lo scorso anno, dice l’ultimo rapporto annuale pubblicato della filiale olandese.
Google afferma che i soldi sono poi arrivati negli Stati Uniti e l’azienda avrebbe pagato le tasse lì. La costruzione fiscale riguardava delle royalties, commissioni pagate per l’utilizzo della proprietà intellettuale di Google: tramite un’azienda controllata dall’Irlanda e una da Singapore, tali commissioni sono finite nei Paesi Bassi presso Google Netherlands Holdings B.V. La società olandese avrebbe poi trasferito i miliardi a una società delle Bermuda, spiega NOS.
Il sistema delle royalties olandese è uno dei più “generosi” al mondo con le multinazionali e consente ancora delle costruzioni fiscali che rendono facile, per un’azienda, eludere il fisco di un paese o di un blocco di paesi, come l’UE.
In totale, più di 128 miliardi di euro di royalties sono passati attraverso la filiale olandese di Google tra il 2012 e il 2019: se quei soldi fossero andati direttamente negli Stati Uniti, la società avrebbe dovuto pagare fino a 38 miliardi di euro di tasse, dice NOS, basandosi sulle aliquote fiscali in vigore lì all’epoca. Per il periodo dal 2012 al 2017 la percentuale è stata del 35%. A partire dal 2018, il tasso è del 21%.
Google ha detto ad NOS che i suoi calcoli si baserebbero su uno “scenario ipotetico”: la società afferma di aver effettivamente pagato più del 21% di tasse in tutto il mondo negli ultimi dieci anni. L’80% delle quali negli Stati Uniti. Ma quanto l’azienda ha pagato esattamente sui 128 miliardi di euro andati alle Bermuda attraverso i Paesi Bassi, Google non vuole dirlo. E non ci sarebbe modo di sapere se, effettivamente, quei soldi siano andati negli USA oppure se Google li abbia trattenuti alle Bermuda.
Solo se Google trasferisse i soldi dalle Bermuda agli Stati Uniti, le tasse sarebbero pagate. L’azienda parla quindi di imposte differite. Il conto alle Bermuda divenne così un salvadanaio dove i profitti potevano essere immagazzinati esentasse.
La tratta fiscale Olanda-Bermuda è stata utilizzata da molte aziende ma Google è quella che ne avrebbe usufruito di più, dice ancora NOS. E ai Paesi Bassi quanto è entrato? Poco o nulla: circa lo 0,02% dell’importo totale.
Poiché Google lasciava ogni anno qualche milione di euro nei Paesi Bassi, la società ha dovuto pagare l’imposta sugli utili nei Paesi Bassi. Tutto sommato, Google ha speso più di 25 milioni di euro. Ciò ha portato l’imposta sull’intero flusso di royalties nei Paesi Bassi a un mero 0,02%.
Ultimamente, tuttavia, eludere le tasse in Olanda è diventato più difficile: la costruzione fiscale utilizzata dal tech-giant non è più disponibile e questo fattore, dice Google, ha giocato un ruolo nella decisione di abbandonare il Paese.