Il Sudan rimane nella morsa dei militari che lunedì hanno preso il potere con un colpo di stato, scrive il portale di Radio Dabanga, emittente sudanese di base ad Amsterdam. Le detenzioni continuano, mentre gli organi direttivi delle istituzioni governative e non governative sono stati sciolti. I voli dall’aeroporto internazionale di Khartoum sono ripresi mercoledì mentre la maggior parte dei ponti è rimasta chiusa e le strade sono rimaste vuote, ad eccezione dei veicoli militari e dei gruppi di manifestanti che hanno bloccato le vie principali. Le proteste si sono trasformate in manifestazioni in serata.
Il tenente generale Abdelfattah El Burhan ha annunciato martedì che tutti i comitati direttivi delle istituzioni governative, dei sindacati, delle associazioni professionali e del sindacato dei datori di lavoro sono stati sciolti. Un golpe, di fatto.
Martedì pomeriggio le autorità hanno ripristinato parzialmente le telecomunicazioni e internet, dopo un’interruzione di oltre 30 ore e coloro che sono riusciti a connettersi a Internet, hanno potuto vedere un gran numero di video clip pubblicati sulle proteste di strada scoppiate lunedì dopo il colpo di stato.
Ieri i servizi internet sono stati nuovamente bloccati, dice ancora il portale e l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) in Sudan ha riferito questa mattina che il provider Internet Zain sta lavorando sporadicamente. “Ciò sta influenzando le operazioni delle organizzazioni umanitarie, con personale che implementa modalità di lavoro alternative (dove Internet lo consente) e personale critico che lavora nei loro uffici”, ha affermato l’agenzia delle Nazioni Unite.
Le forze militari e di sicurezza hanno continuato la loro massiccia campagna di arresti contro leader politici, giornalisti e attivisti, mentre il primo ministro Hamdok sarebbe stato riportato a casa martedì.
Le forze militari sarebbero andate di casa in casa a Khartoum, arrestando attivisti e organizzatori di proteste mentre il Comitato per gli insegnanti sudanesi ha annunciato martedì la detenzione del suo presidente, Yasin Hasan Abdelkarim.
In una dichiarazione di mercoledì, la Rete dei giornalisti sudanesi ha condannato la chiusura delle telecomunicazioni e di Internet, “che impediscono alle persone il diritto di scambiare liberamente informazioni”.