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Gli studenti internazionali sono i benvenuti ad Amsterdam. A patto stiano tra di loro

Source: Wikimedia
Author: коворкинг-пространство Зона действия
License: Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication

Christel Brinkman, studentessa di giurisprudenza all’UvA, l’Universita di Amsterdam ha trascorso un semestre a Berlino e su un pezzo di opinione sul magazine universitario Folia, interviene sulla spinosa questione del rapporto tra studenti universitari “autoctoni” e internazionali, diventata in Olanda un vero e proprio caso politico.

“Gli internazionali possono fare le loro cose qui, purché non vengano nel mio pub [cafe’ universitario]”, questo è l’atteggiamento degli studenti UvA, dice la studentessa, criticando l’atteggiamento dei suoi colleghi studenti olandesi. Non si sottrae alla sua critica: prima di provare l’esperienza da studentessa internazionale, dice di aver guardato anche lei, dall’alto verso il basso, i colleghi stranieri: “Se la mia università di origine ha una mensa per studenti per il pranzo? Certo, ma ci vanno solo gli internazionali.»

Spesso rispondo imbarazzata della vita studentesca ad Amsterdam. Internazionali “sono gli outsider, ossia quelli che non siamo noi”, dice. “Possono fare le loro cose qui, purché non siano nel mio pub .” Questo è l’atteggiamento di molti studenti UvA ed era anche il suo, prima di andare a studiare a Berlino e di trovarsi, lei stessa, ad essere “studentessa internazionale”.

Lo studente internazionale sembra ordinato e con l’obiettivo di ottenere risultati buoni e nei tempi, dice la studentessa: “Lavorano più giorni nell’UB rispetto a qualsiasi studente olandese in sala di lettura e vanno sempre a lezione. Pranzano nella mensa del campus, mentre lo studente di Amsterdam salta la seconda lezione della giornata per pranzare a casa. Mi sono quindi chiesta se non sia un po’ di invidia a farci guardare dall’alto in basso gli studenti internazionali. Non vorremmo segretamente solo essere ugualmente guidati e ordinati? L’invidia è il motivo per cui non accogliamo gli studenti internazionali a braccia aperte e li includiamo nella nostra vita sociale?”

E un’osservazione da internazionale: “Gli studenti tedeschi sono ordinati quanto gli studenti internazionali nei Paesi Bassi, ma so per esperienza che anche loro non vogliono avere niente a che fare con gli internazionali. Sono uno dei pochi studenti non tedeschi che seguono un corso di tedesco e dopo le lezioni ho pensato di fare due chiacchiere con i miei potenziali nuovi amici del college. All’improvviso, tutti parlavano solo un tedesco incredibilmente complicato, dopodiché il gruppo di studenti si è scusato e ha concluso la conversazione”.

Ma la differenza tra Berlino e Amsterdam, osserva la studentessa, sarebbe una e molto importante: la distanza, fuori dal campus, svanisce: “Nessuno degli studenti stranieri ad Amsterdam dovrebbe presentarsi al “nostro” pub e certamente non alle “nostre” feste in casa. Le poche volte che qualcuno porta a una festa un coinquilino internazionale o un amico Erasmus, non viene esattamente accolto a braccia aperte. Facciamo finta di non parlare inglese, non ancora, ma dopo una breve chiacchierata lo studente di Amsterdam, me compresa,  preferisce divertirsi con quelli del suo giro”.

A Berlino, al contrario, il clima festaiolo del weekend e l’enorme e rinomata vita notturna sono coinvolgenti ed inclusivi: la studentessa racconta di non aver mai trovato problemi: “Laddove non ho avuto interazioni con i colleghi tedeschi in classe, al contrario la vita notturna è aperta a tutti. Quindi no, non ho stretto la mano a uno studente tedesco tra le mura della mia università, ma l’esclusione degli studenti internazionali svanisce a Berlino appena cala il buio”.

Christel Brinkman dice che l’esperienza berlinese le ha aperto gli occhi sugli studenti internazionali:  “spero che gli studenti stranieri ricevano un’accoglienza più calorosa di quella che ho sperimentato finora. Forse ci insegneranno anche un po’ di disciplina e d’ora in poi avremo anche il coraggio di sederci nella Biblioteca Universitaria […] O pranzare con gli studenti stranieri nella mensa del campus invece che a casa.”

 

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