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Gli ebrei in Olanda: il dramma della persecuzione per immagini

di Magda Giacopini

Il Museo Nazionale dell’Olocausto di Amsterdam (Nationaal Holocaust Museum i.o.) ospita una mostra dedicata alle fotografie che testimoniano la persecuzione antisemita nei Paesi Bassi dal 1940 al 1945, durante l’occupazione tedesca. Intitolata De Jodenvervolging in foto’s. Nederland 1940-1945 (La persecuzione degli ebrei in immagini fotografiche. Paesi Bassi 1940-1945), l’esposizione è il risultato della collaborazione tra il Quartiere Culturale Ebraico, il NIOD (istituto dedicato agli studi su guerra, Olocausto e genocidi) e il museo Topographie des Terrors di Berlino, dove la mostra si sposterà nell’autunno del 2019. 

Le numerose immagini esibite sono state realizzate sia da fotografi professionisti incaricati dalle autorità tedesche sia da fotografi amatoriali che documentarono le condizioni di vita della popolazione ebraica in quel periodo.

Amsterdam, gennaio 1943 Ralph Polak e Miep Krant si godono una passeggiata in piazza Dam ad Amsterdam.  L’immagine è scattata da un fotografo di strada. La coppia è fidanzata. Hanno in programma di sposarsi dopo la guerra. La deportazione degli ebrei al campo di Westerbork, nella provincia di Drenthe, è al culmine. Ma ciò non impedisce loro di uscire per trascorrere del tempo insieme. Il distintivo giallo obbligatorio sui loro cappotti simboleggia il pericolo permanente in cui vivono. – Museo della Storia Ebraica

Il numero delle vittime della Shoah nei Paesi Bassi è molto alto: il 75% dei circa 140.000 ebrei che vivevano nel Paese non è sopravvissuto all’Olocausto. L’invasione nazista avvenne nel maggio del 1940 e già dall’autunno dello stesso anno gli occupanti iniziarono a introdurre una serie di misure atte a emarginare la popolazione ebrea dal resto della società. 

Dalla registrazione obbligatoria al divieto di usare i mezzi pubblici, dalla proibizione di entrare nei parchi e nei negozi all’obbligo di indossare il contrassegno giallo a forma di stella, le restrizioni si susseguirono senza sosta fino alle prime deportazioni del 1942 verso i campi di transito in territorio nazionale e poi verso i campi di concentramento tedeschi.

Organizzate in grandi pannelli disposti in ordine cronologico e tematico, le fotografie in mostra raccontano la vita degli ebrei prima e durante la guerra, l’applicazione di misure discriminatorie di intensità crescente e le deportazioni. Illustrano l’indifferenza, l’impotenza o la cooperazione di parte della società olandese con i nazisti, l’efferatezza degli occupanti tedeschi, ma anche la storia delle persone che trovarono un posto dove nascondersi e l’aiuto che ricevettero. Si vedono immagini del campo di transito di Westerbork, dei campi di concentramento e del ritorno in patria dei sopravvissuti. 

Rastrellamento in Geldersekade, maggio 1943 
Un rastrellamento di ebrei da parte della Ordnungspolizei, fotografato da una casa lungo il canale Geldersekade ad Amsterdam. Alcuni poliziotti tedeschi, alcuni in abiti civili, sono posizionati fuori da due edifici per arrestarne gli abitanti. – H.J. Wijnne, Anne Frank Stichting, 26 maggio 1943

Oltre ai pannelli sono presenti video, stampe fotografiche, documenti dell’epoca e album di ricordi. 

Il pubblico ha anche la possibilità di ascoltare gratuitamente un podcast che narra la storia della persecuzione degli ebrei in base alle dieci tappe che portano al genocidio descritte dal professor Gregory Stanton: dalla classificazione e alla simbolizzazione fino alla negazione dell’accaduto. 

Gideon Litten 1944-1945 
Il ragazzo ebreo Gideon Litten (nel mezzo) vive nascosto nella famiglia cattolica Ten Berge ad Amersfoort. I suoi genitori, Jansje e Manfred, erano a capo dell’istituto ebraico Joodse Jeugdfarm  a Gouda. Si nascosero in luoghi separati. Entrambi furono arrestati e nessuno dei due sopravvisse alla guerra. – Yad Vashem, Gerusalemme, 1944/1945

Ben allestita e ricca di materiale informativo, l’esposizione permette di conoscere e comprendere con chiarezza tutte le fasi dell’oppressione degli ebrei nei Paesi Bassi durante la seconda guerra mondiale. Anche la sede è di rilievo. Il Museo Nazionale dell’Olocausto è infatti ubicato nell’antica scuola di formazione all’insegnamento di Amsterdam, posta di fianco all’asilo infantile dove erano ospitati i bambini ebrei in attesa di partire per i campi di concentramento. I genitori erano invece tenuti prigionieri nel teatro Hollandsche Schouwburg, dall’altra parte della strada. Grazie all’intervento del personale della scuola e della resistenza, centinaia di questi bambini furono tratti in salvo facendoli fuggire dall’asilo.

La mostra, accompagnata da un libro fotografico con lo stesso titolo, è aperta fino al 6 ottobre 2019.

Immagine di copertina: Dipendenti olandesi del Sicherheitsdienst controllano i documenti di identità dei commercianti ebrei al mercato dei francobolli di Nieuwezijds Voorburgwal a Amsterdam. – Bart de Kok, NIOD, estate del 1942

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