“Sono romano con origini calabresi, quando parlo dei miei spettacoli mi definisco una persona del Sud. Risiedo da 9 anni a Madrid e giro la Spagna da 8, con tournée e vari show. Ogni tanto ci esibiamo anche in Italia e da 5 anni in Olanda e Belgio.
Sono un giullare. Moderno ma giullare“.
“Cosa ci fate ora nei Paesi Bassi?”
“Kateleine, la mia compagna, è olandese. Assieme, dal 2000, formiamo la compagnia Canti Vaganti. Nel Nord Europa abbiamo trovato un mercato veramente fertile, che apprezza molto la nostra vena del Sud: la mia missione è regalare il sole che tanto ci appartiene, a genti che lo vedono poco.
Vabbè, regalare si fa per dire: siamo professionisti del teatro e guadagnamo col nostro lavoro.
Gli olandesi sono spesso definiti freddi ed ostinati ma ai miei occhi sono un popolo di una simpatia unica, molto disponibili ed amanti dell’arte. Magari un po’ precisetti nel rispetto delle regole, questo sì”.
“Oggi avete raccontato una storia di immigrazione in Italia, legata soprattutto ad un periodo storico specifico, quello degli anni ’40-’50: per quale motivo avete scelto questo tema?”
“La nostra storia non è assolutamente reale. Mento, in parte lo è. Mio padre, falegname, emigrò in Svizzera ad appena 13 anni e mio nonno non andò in Argentina per un soffio con tutti i suoi fratelli che hanno fatto famiglia lì. Oggi avrei potuto essere Argentino, il vecchio però ha scelto Roma.
Recuperando la memoria storica un po’ qui ed un po’ lì, prendo spunto per creare lo spettacolo, lo rivisitiamo con la mia compagna e nasce un mix di stereotipi italiani che servono per raccontare un viaggio di libertà.
Il giullare da sempre insegue la libertà e per farlo si adatta a qualunque lavoro, non fermandosi mai e vivendo varie epiphanies durante lo spettacolo: incontri che lo fanno maturare ma anche persone che deve coscientemente abbandonare per trovare la sua strada.
Il pubblico partecipa attivamente in ogni momento, il messaggio arriva. Arriva così tanto che facciamo spettacoli per persone dai 2 ai 90 anni: ogni età o contesto sociale apprezza qualcosa in cui si sente rappresentato.”
“Cosa vi ha spinto ad essere una coppia sia nella vita che in campo artistico?”
“La musica ed il teatro hanno come obiettivo principale quello di comunicare la bellezza. Amiamo il nostro lavoro, amiamo cantare ed in più di un’occasione ho visto occhi rossi tra gli spettatori. Lacrime di melanconia e spesso lacrime di una bella risata a crepapelle. Humor, passione, forza, bellezza.
Io e Kate facevamo teatro e musica prima di conoscerci in un pomeriggio a Plaza Mayor de Madrid. Da allora abbiamo dato vita a due spettacoli teatrali, uno da strada e due per bambini, sempre mantenendo l’allegria e la voglia di imparare”.
“Che idea hai del pubblico olandese? Hai riscontrato delle differenze rispetto agli altri Paesi in cui vi siete esibiti?”
“Come tutto nella vita, il mio primo show olandese è nato da uno scherzo. Un amico olandese, poco prima del debutto, si avvicinò al camerino: “Bruno, ricorda: se muovono un po’ i piedi e vedi qualche sorriso, allora è un successo assicurato!”. Sì, gli olandesi non sono caciaroni ma a volte uno spettatore casinaro non dimostra una maggiore attenzione allo show, anzi.
Ho girato moltissimo in Spagna ed anche lì, Nord, Sud, Isole…Ogni contesto ha il suo pubblico particolare. Il talento risiede nel catturare ogni pubblico. A volte ce la facciamo, altre meno. Fino a che non vedo che si muove qualcosa dentro, io continuo a provare“.
“Hai un episodio di questa esperienza in particolare, presso il castello di De Haar, che porterai con te?”
“Ho in qualche modo coronato un sogno venendo a fare spettacoli da queste parti. La cosa che ho apprezzato moltissimo di questa esperienza in particolare è che il mio lavoro mi porta in luoghi incantevoli, magici…Luoghi che visiterei anche solo per il piacere di apprezzarne la bellezza. I giardini di questo castello, il castello stesso, sono magnifici.
Altra cosa interessante è stato vedere tanti connazionali che, ascoltando le canzoni, i proverbi, gli stornelli romani, napoletani e siciliani, si sono identificati e mi hanno reso la vita facile, aiutandomi spesso a portare, soprattutto in strada e con pioggi a tratti, quell’ idea di solarità che ci accompagna.
Abbiamo anche conosciuto musicisti italiani ed una famiglia circense olandese con qualche rimando all’ Italia…Persone disponibili e piacevoli.”
“Tu e Kate venite da due culture molto diverse: cosa ha comportato nel vostro rapporto professionale e personale?”
“Amo gli scontri culturali, però sono pure stato fortunato, perchè discussioni non ne abbiamo. Ho spesso pensato che abbiamo contatti molto più interessanti in Olanda, in contesti teatrali e non , proprio perchè Canti Vaganti si basa sull’ arricchimento nato dallo scontro culturale.
Anni fa io e Kate cantavamo insieme in un coro madrilegno meraviglioso. Io basso, lei soprano. Abbiamo provato a cantare Mozart, Dowlands, Purcell ed altri maestri a due voci. Niente male.
Lei viene dal teatro sensoriale, sbuccia un’arancia vicino all’orecchio di un passante…Nel frattempo suono la fisarmonica e lei racconta una storia magica: nasce una performance.
Proprio per i tre giorni non stop del Kasteel de Haar abbiamo creato delle “Serenate” che hanno appunto il sapore di rosa, arancia, Napoli, stornelli e torte di compleanno regalate a chiunque, soprattutto ai bambini che non compiono gli anni!”
“Vivreste mai in Italia o nei Paesi Bassi?”
“Uno non è mai profeta nella sua terra. Otto anni fa, il mio primo anno a Madrid, tornavo a Roma per discutere la tesi di Laurea Specialistica. Mi stavo per laureare ed avevo vinto una borsa di studio per insegnare italiano nella capitale spagnola.
Mia madre quel giorno aveva gli occhi rossi, sapeva che non sarei tornato.
Ehhhhhhh mamma mia, non è tutta una tragedia! Madrid-Roma è un tragitto facile, economico e torno spesso.
Al momento l’ Italia la vedo come un bel Paese dove tornare in vacanza.
Olanda: non voglio banalizzare tutto dicendo che si muore di freddo, però è un dato di fatto.
Non escludo a priori di venire un giorno da queste parti, ma siamo troppo amanti della vita di strada di Madrid, condividere la nostra multiculturalità con altrettante persone straniere e spagnole, artisti e professionisti di ogni genere, in quell’ ambiente bohemièn che si vive nel quartiere di Lavapiès”.
“In cosa Kate è troppo olandese?”
“Quando con 12 gradi esce col suo manto di capelli baganti mi viene da farle la paternale. L’ ho fatta un paio di volte, poi mi sono convinto a smettere.
Cose culturali, penso”.
Per maggiori informazioni riguardo i lavori di Bruno&Kateleine trovate QUI la Pagina Facebook di Canti Vaganti e QUI il sito ufficiale.
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