La gabber è una musica viscerale e artificiale: estrema in tempi estremi. Derisa sin dalla sua nascita come musica per teppisti, diventa significativa per una nuova generazione di designers, fan e musicisti. Emarginata e commercializzata allo stesso tempo, l’ultima sottocultura del XX secolo potrebbe essere perfetta per il XXI.
Questo tipo di musica è emerso a metà degli anni novanta a Rotterdam, città ricostruita completamente dopo il 1945 che si basava soprattutto sul lavoro manuale e pesante. I nuovi adolescenti, abituati ad uno stile di vita tosto, richiedevano musica tosta.
Nel 1992 sbarca la gabber: a differenza della normale techno, il suo ritmo spesso supera i 200 beat al minuto o più. Parti cantate e melodie vengono poi aggiunte in un secondo momento e in modo del tutto sproporzionato.
Ha avuto grande successo in Olanda: milioni di CD venduti, video musicali sui canali più famosi e servizi televisivi. Il Thunderdome, un grande rave che ha cristallizzato identità, musica e cultura della gabber, ospitava milioni di partecipanti. Era persino possibile farsi tatuaggi con il logo del rave.
Il fotografo olandese Boris Postma, cresciuto in un villaggio nel nord dell’Olanda, era attratto sia dall’identità visiva della gabber che dal potere della sua musica. Da bambino gli era proibito ascoltarla a causa dello stigma sociale ormai legato ad essa, ma non hai mai smesso di farlo.
Il look gabber è tenace proprio come la sua musica: giubbotti, teste rasate e code intrecciate, teste, tute da ginnastica larghe e dai colori sgargianti. Si riconosce immediatamente un gabber dal modo in cui si veste, secondo Marta Hakkuh, una fan spagnola di 21 anni, curatrice e produttrice del Gabber Eleganza’s Hakke Show italiano.
Si tratta di un abbinamento quasi perfetto per musica e storia: un look fresco, agile e molto meticoloso.
E soprattutto cura di sé come difesa di sé: uomini e donne indossano le stesse tute, stesse scarpe, e portano gli stessi tagli di capelli.
Anche l’alta moda si sta rapportando con la sottocultura gabber ultimamente: ne sono un esempio Raf Simons, Gosha Rubchinskiy e Matthew Williamsof. E Boris Postma ne è entusiasta.
Italia, Francia, Spagna, Russia, Polonia e Inghilterra hanno sviluppato loro forme di questo tipo di musica: speedcore, terrorcore, Frenchcore e happy hardcore, che rimangono un genere a parte.
Tuttavia queste divisioni vanno a dissolversi: si tenta un approccio globale alla musica, senza barriere.
Tempi recenti hanno visto la gabber diffondersi ulteriormente come punto di riferimento di altri generi di musica elettronica quali Nkisi, Evian Christ, HDMirror.
Secondo Boris Postma, l’eco contemporaneo è molto chiaro: “Siamo di fronte a un tempo in cui il futuro non è così incerto”. Una quotidianità distopica logicamente porta ad ascoltare musica distopica. E conclude: “non si scappa dalla realtà, ma la si affronta e la si immortala in musica”.