di Virginia Zoli
Westerpark riserva sempre belle sorprese, soprattuto in quel perimetro di bar e locali carini di nome Westergasfabriek. Un giorno ho incontrato Paolo Nutini da quelle parti, per esempio. Ma questa è un’altra (triste) storia.
Da poco più di una settimana hanno inaugurato un locale gigantesco dall’aria un po’ fancy: si chiama Troost. Se il nome non vi è nuovo, sicuramente conoscerete il secondo birrificio che si trova a De Pijip. non a caso, i ragazzi che fermentano birra sono gli stessi in entrambe le sedi. Jorrit, uno dei soci, mi accoglie all’entrata e racconta che sono stati costretti ad allargarsi perché la birra a De Pijp finiva subito e il laboratorio era troppo piccolo.
Grande è dire poco. I fermentatori occupano buona parte del pub, e si affacciano imponenti sulla distesa di tavoli in legno: un laboratorio aperto, che invita a godersi il fascino metallico delle taniche e il profumo del malto. Camminando tra le macchine d’acciaio chiedo a Jorrit la storia di Troost. “Ognuno di noi aveva un lavoro diverso prima. Poi abbiamo deciso di aprire un bar ad Amsterdam West, e il passo successivo è stato quello di produrre birra nostra, che avrebbe reso tutto molto più semplice”.
“Questi olandesi sono troppo intraprendenti“, penso tra me, ma gli chiedo invece come hanno imparato a fermentare la birra. “Su Google”, dice lui. “Cosa? Davvero?!”, penso. Sono realmente basita.
“Abbiamo comprato un kit e piano piano con l’aiuto di internet abbiamo iniziato a capire come funzionava“, prosegue Jarrit. “Il nostro Master Brewer, poi, ha fatto diversi tirocini prima di iniziare seriamente“.
Una cosa alla ClioMakeUp, mi viene in mente, ma decisamente più utile. Jorrit mi fa assaggiare le birre alla spina, che arrivano dirette dal filtro del laboratorio. La mia preferita è l’Amber, rossa e profumata, non eccessivamente forte: i ragazzi di Troost, per ora, preferiscono che il clienti si gustino il sapore senza cadere dallo sgabello al primo bicchiere.
Intanto, mentre io, lui e la mia amica Alice chiacchieriamo di gusto, gli chiedo come mai hanno scelto quel nome. “Abbiamo iniziato nel 2014 in un vecchio monastero su Ferninand Bolstraat e Cornelis Troostplein, un edificio molto grande e buio. Cornelis Troost era un famoso pittore olandese, dello stesso periodo di Rembrandt, e ‘Troost’ significa ‘consolazione’: ci sembrava un nome molto adatto e divertente per una birra“.