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Foam, “Matter”: che cosa determina il valore di una fotografia, secondo Daisuke Yokota

di Martina Fabiani

 

Appena varcata la soglia della prima sala espositiva del Foam di Amsterdam, il visitatore è proiettato tra enormi stampe appese al soffitto, che alludono alla pratica della camera oscura. Si tratta di gigantografie di rullini – esposti senza l’interferenza del mezzo fotografico – che brillano ancora e odorano della cera usata per modellarli.

Che cosa determina il valore di una fotografia? La dimensione della stampa, il numero di stampe, il tipo di carta utilizzata, o il valore emotivo che vi è dietro?”, questo l’interrogativo di Daisuke Yokota nella sua Matter, in mostra dal 17 marzo al 4 giugno. La risposta all’osservatore.

Un proiettore al centro della sala disegna sui muri i lavori che compongono l’archivio dell’artista giapponese, casualmente e senza alcuna selezione. Ci vorrebbe un’ intera giornata al Foam per vederli tutti, o forse non basterebbe. “Il mercato dell’arte si aspetta che ognuno operi una selezione dei suoi lavori, ma questo va contro la natura del mezzo fotografico, che è di per se riproducibile”, si legge nei cartelli esplicativi dell’esposizione.

Da artista votato alla sperimentazione, Daisuke propone un incontro ravvicinato con il volume e la tattilità della fotografia:  lo abbiamo visto con i pannelli inziali e ne abbiamo conferma con Matter/Vomit,  l’ultima installazione, dove la stanza è riempita da cumuli di materiale bruciato.

‘Matter’ come verbo, che cosa è importante quando si rivolge lo sguardo all’oggetto artistico? E ‘matter’ come materia, quella che circonda l’universo. La circolarità consente di osservare da più punti di vista e di spostarsi tra essi. Non a caso Daisuke Yokota ci fa letteralmente entrare all’interno dei suoi lavori, lasciandoci liberi di scegliere da dove vogliamo partire e dove vogliamo arrivare. “Accentuando la materialità della pellicola, per natura più reale di un’immagine documentata, l’immagine stessa si fa astratta e io sono interessato proprio a questa prospettiva rovesciata”, diceva l’artista in un’intervista del 2014.

 

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