Il libro Bloemen van het Heelal dell’autrice olandese Alit Djajasoebrata è stato tradotto in inglese con Flowers from Universe, traduzione letterale dal giavanese di sekar jagat.
La parola “fiore” racchiude una moltitudine di significati correlati al ruolo della natura nei tessuti giavanesi; può ad esempio significare un fiore specifico utilizzato come motivo o il colore naturale dello stesso utilizzato come tintura. Il libro è ricco di illustrazioni che abbracciano mappe, stampe, disegni, tessuti e fotografie dell’era coloniale.
Non è vitale per una recensione di un libro parlare della biografia del suo autore ma in questo caso è necessaria un’eccezione. Alit Djajsoebrata attinge al suo passato per raccontare attraverso le sue memorie, storia e gusto estetico.
L’autrice è cresciuta in una famiglia multiculturale composta dalla madre sundanese (parte occidentale dell’isola indonesiana di Giava) e dal padre, Bientje Roep, amministratore olandese e uno dei primi sostenitori dell’indipendenza indonesiana, nonché architetto della costituzione di breve durata della giovane repubblica olandese.
La famiglia si trasferisce nei Paesi Bassi dove Alit diventa curatrice della civiltà indonesiana e malese al Museo Etnologico di Rotterdam.
Dopo la pubblicazione del libro nel 1984, l’autrice ha condotto ulteriori ricerche, alcune delle quali incluse nella versione inglese. Alcuni capitoli raccontano delle sue personali riflessioni sulla cultura tessile e contemporanea in Indonesia.
Il libro Flowers from Universe riflette l’epoca in cui è stato scritto: la seconda metà del XX secolo, durante il Regime del Nuovo Ordine con al potere l’ex presidente Suharto.
Durante il Nuovo Ordine, alcune “tradizioni” locali riportate nel libro sono state interrotte o proibite, facendo spazio a nuovi riti. Tra estremi cambiamenti e precedenti pratiche olandesi nella colonia di Giava, molto è accaduto durante il mandato del primo presidente dell’Indonesia, Sukarno.
Oltre a creare un ponte tra il passato indo-buddista, spesso romanzato, dell’Indonesia con le sue inflessioni autocratiche durante il colonialismo olandese, l’autrice invita il lettore a considerare la nascente democrazia indonesiana post-Suharto. Questo include interpretazioni islamiche più moderate rispetto alle arti e ai generi.
L’unione di questi due fattori sono il punto focale attraverso cui lo sviluppo tessile di Giava viene esaminato.
La maggior parte dei libri europei e americani che prendono in esame i tessuti giavanesi, enfatizzano l’estetica della società d’elite. I fiori si confrontano con il modo in cui l’arte “bassa” (popolare) e “alta” (elite) si influenzino a vicenda, soffermandosi su leggende, colori, simbolismo, processi di produzione tessile, interventi politici e i loro significati espliciti e nascosti. Il fulcro d’interesse è l’esplorazione dei poteri opposti; tali confronti interessano le differenze degli abitanti delle zone rurali della parte giavanese occidentale (Sunda) e dei tessuti, i quali sono ben diversi dai privilegiati vicini della zona centrale.
La zona Sunda è stata a lungo emarginata sia nella lettura indigena che olandese, mentre la parte centrale di Giava è stata visibile grazie agli affari di palazzo, letteratura di corte e santuari indo-buddisti. Il libro chiede al lettore di avere una visione aperta rispetto a questi due punti centrali della produzione tessile in Indonesia, come anche per le risorse che li hanno influenzati.
I disegni sono particolarmente preziosi e l’autrice fornisce ricchi esempi di tessuti sundanesi, parlando delle particolari influenze geopolitiche e delle lotte tra le due culture. Un esempio è dato dalla coperta di cotone kain simbut discussa nel terzo capitolo. Il colore della coperta di cotone è creato grazie alla sfumatura della tintura tramite un pennello realizzato con la buccia di cocco. Il tessuto è di per sé monocromatico con trama intrecciata che enfatizza l’iconografia di talismani. Questo processo è nettamente in contrasto con il disegno klacap kumitir (lampi tremanti), delicatamente realizzato da una guardia cerimoniale del palazzo Yogyakarta, il quale è realizzato con i migliori tessuti, dipinto e curato a mano nei minimi dettagli.
Il diesegno ampiamente discusso dal nome parang rusag (mannaia rotta) consiste in un “complesso disegno organizzato in linee diagonali”. Questo motivo è spesso indossato da uomini e donne ai matrimoni e in altri riti di passaggio.“Mannaia rotta” si riferisce al coltello allungato utilizzato dai contadini per una varietà di scopi, dal tagliare rami in mezzo alla foresta, ad aprire noci di cocco o scuoiare la pelle bovina. In un altro esempio, questo disegno viene paragonato ai raggi del sole che permettono al fogliame di germogliare continuamente. All’interno di questo schema si trovano due poli opposti: fertilità e distruzione.
Un capitolo è dedicato a Cirebon, porto commerciale della costa nord di Giava. Forse il più emblematico disegno correlato alla regione è mega mendung (nuvole basse). Come il motivo di parang rusak, anch’esso rappresenta fertilità. Anche se è comunemente ritratto sui batik dell’area, esistono variazioni riportate in oggetti domestici come piatti di legno e ciotole risalenti alle corti reali di Cirebon. Viene prese in considerazione anche l’influenza olandese associata agli oggetti di produzione tessile. Ad esempio, nel capitolo “weaving myths of Sunda”, la relazione tra il mondo animale e i tessuti è esaminata attraverso una legenda discussa per la prima volta in un saggio dei primi anni del ventesimo secolo dal curatore olandese CM Pleyte.
L’autrice Djajasoebrata racconta la leggenda con una fotografia, datata 1910, che ritrae una consorte sundanese seduta alla macchina tessile; la scatola da cucito appartenente alla donna, oggi conservata nella collezione olandese dello Stichting National Museum of World Cultures, è stata prodotta con uno zoccolo di rinoceronte, per celebrare la prova di volontà del principe. Oltre al significato simbolico, la pelle del rinoceronte presenta il motivo jamblang, ovvero a scacchiera, popolare nell’abbigliamento degli uomini sundanesi. Il coperchio è in metallo e raffigura una fotografia della donna che ha donato la scatola, enfatizzando il sentimento del lavoro femminile nella colonia di Giava. L’unione tra natura e tecnologie moderne porta l’estetica domestica non in un’unica prospettiva. Lo stesso vale per la parte commerciale delle relazioni tra Olanda e Indonesia.
La tradizione in cui la sposa musulmana regala allo sposo uno speciale tessuto per proteggere il Corano continua ancora ai giorni nostri, anche se questo gesto non è più solamente sentimentale. La crescente aspettativa che gli uomini giavanesi preghino in moschea cinque volte al giorno, rende il tessuto di protezione ancora più funzionale. Questo telo della sposa è stato a lungo prodotto sulla costiera nord occidentale di Giava. All’inizio del ventesimo secolo, veniva prodotto ed esportato dalla città di Leida, dimostrando la partecipazione dell’Olanda nella tradizione musulmana locale.
Il capitolo conclusivo di Flowers from Universe, “Tunggak semi: New Shoots from an Old Trunk”, comunica che il nuovo deve essere costruito sopra il vecchio, focalizzandosi sui contributi di alcuni battikers modernisti del ventesimo secolo; in particolare i contemporanei Go Tik Swan, (aka Hardjonagoro, 1931-2008) e Iwan Tirta (aka Nursjiwan Tirtaamidjaja, 1935-2010).
Go, intellettuale di origine indo-Cinese è stato un pioniere che ha unito i disegni classici giavanesi con i colori vivaci associati ai coloni e ai commercianti cinesi lungo la costa settentrionale. Le sue innovazioni sono state molto apprezzate dalla corte di Surakarta che lo hanno battezzato come bupati sepuh (governatore più anziano). A differenza di Go, Tirta è stato più presente nel mondo della moda ed era lo stilista di riferimento per il governo Suharto, il quale li chiese di disegnare specifiche maglie batik per ogni persona importante che visitasse l’Indonesia. Nelson Mandela ha gradito talmente tanto la sua maglia batik disegnata per il summit APEC degli anni ’90 a Giacarta che, da quel momento in poi, ha indossato batik nelle occasioni ufficiali internazionali.
Il lettore potrebbe trarre la conclusione che il target a cui si rivolge il libro siano amatori e studenti curiosi piuttosto che specialisti. Certamente Flowers from Universe dipinge la realtà tessile di Giava. Ma è il modo in cui questa realtà viene raccontata dall’autrice a rendere il libro unico, sopratutto per l’interconnessione linguistica tra sundanese, giavanese, indonesiano, olandese ed inglese. Per questo motivo, il libro è dotato di un glossario diviso in categorie per comprendere i termini stranieri; tecniche, materiali, tinture, tipi di tessuti, disegni e attrezzi.