di Silvia Granziero e Veronica Fumarola
Qual è il punto di incontro tra arte e denaro? Come si attribuisce il valore a un’opera d’arte? Si può vivere d’arte senza diventare uomini d’affari? “Fine Art – Financ€ Lab” ha provato a dare una risposta. Il workshop, organizzato da SUA Collective e 4Bid Gallery, è stato articolato su una serie di incontri per discutere sulle possibilità di finanziamento per le varie forme d’arte.
Ogni sessione, attraverso performance, letture e dibattiti, è stata moderata da un esperto nel campo artistico, della finanza o del management dell’arte e attraverso lo scambio di esperienze ha cercato di rispondere all’annoso quesito. I partecipanti – artisti e attivisti Nuria Guell, Christian Maal, Stefanos Tsivopoulos e Johannes Kronenberg – hanno dato vita a incontri di vero e proprio scambio. Daniela Medina Poch, una degli organizzatori, ha spiegato l’origine del laboratorio: “Sentivamo il bisogno di trovare soluzioni per rendere economicamente sostenibile la nostra attività; l’intento era quello di proporre soluzioni per assottigliare il gap tra la dimensione artistica e quella economica, poichè ci sono artisti che non riescono a guadagnare e altri che, avendo molti introiti, parlano del loro lavoro in modo quasi distaccato, come se i soldi contaminassero l’arte”.
Il laboratorio si è posto l’obiettivo di generare uno spazio di riflessione e di discussione sulla relazione tra finanza e arte, confrontando le esperienze e le opinioni di ciascuno ed esplorando le tensioni tra questi due ambiti per capire dove possano incontrarsi. Spiega Daniela: “Cerchiamo strade alternative e per raggiungere questo obbiettivo abbiamo chiamato a confrontarsi punti di vista ambivalenti e contrastanti. Nel primo incontro, per esempio, ci sono state delle performance, rinominate ‘financial experiences’, per fare incontrare pratica e teoria”.