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Fannulloni vs Laboriosi: la guerra sul Recovery Fund è combattuta a colpi di stereotipi

Stereotipi e luoghi comuni hanno seguito l’intero negoziato sul Recovery Fund; difficile negarlo, per stessa ammissione dei leader politici impegnati nella difficile trattativa per gli aiuti corona “L’auto-attribuita definizione de “i quattro frugali” adottato da Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia non fa eccezione”, scrive su Open Democracy Luiza Bialasiewicz, docente di studi europei all’Università di Amsterdam ” per segnalare l’opposizione di questi paesi alla spesa “irresponsabile” e “eccessiva”.

Secondo l’autrice: “la definizione “rischio morale” utilizzata dai politici olandesi nel 2012, quando fu lanciata una precedente proposta di mutualizzazione del debito europeo, è riapparsa sulla scena – oggi, come allora, legata a una percezione geografica di  irresponsabilità, ed eccesso.” Dobbiamo prendere sul serio tali espressioni perchè spiegano bene cosa pensano i partner europei gli uni degli altri.

“L’esempio più eclatante di uno “scontro di stereotipi” è sicuramente offerto da Italia e Paesi Bassi”, prosegue la docente:  “Con questa posizione Rutte e il suo ministro delle finanze Wopke Hoekstra mantengono un’immagine di vecchia data della posizione dei Paesi Bassi nell’UE come attore economicamente “parsimonioso” e egocentrico: “efficace senza empatia”, come il think tank Clingendael ha descritto le percezioni della promozione degli interessi olandesi all’interno dell’UE in un rapporto pubblicato nella primavera del 2019.

Questo atteggiamento è stato accentuato dal premier Rutte anche per questioni “casalinghe”, incalzato dall’estrema destra locale. In tanti ricordano Wilders che confuso tra la folla, alza un cartello con su scritto: “Non un centesimo per l’Italia”, uno slogan che nei Paesi Bassi non è circoscritto all’estrema destra ma condiviso da una larga fascia della popolazione

La copertina del settimanale Elsevier, che ha fatto indignare tanti a sud, è un altro esempio. Dopo le proteste, arrivate persino nel Parlamento italiano, il magazine conservatore olandese ha rincarato la dose affermando che a pretendere le scuse è un partito neo-fascista (si riferiva a Fratelli d’Italia). Anche in questo caso, scrive la Bialasiewicz, vengono scomodati stereotipi: il nord liberale contro il sud autoritario. 

L’aveva, d’altronde, già detto Rutte ai tempi del “lockdown intelligente”: forme di isolamento rigide come quelle di Spagna e Italia, in Olanda non verrebbero mai accettate dalla popolazione. D’altronde, prosegue la docente, anche quando la strategia dei Paesi Bassi veniva criticata da tutti, Rutte insisteva: trattiamo i cittadini come adulti. E anche in questo caso, il significato era: l’Olanda non è come gli altri Paesi, dove le persone vengono trattate come bambini. D’altronde, sottolinea la ricercatrice: solo a giugno sono stati disponibili test diffusi, quindi -prima- il numero era basso perchè non venivano testate le persone.

D’altronde, citando il geografo greco Costis Hadjimichalis, per comprendere adeguatamente lo sviluppo disomogeneo nell’UE è fondamentale studiarne le “mitologie economiche” fondanti, che hanno continuato a inquadrare fino ad oggi l’immaginario popolare delle scelte e dei risultati politico-economici nell’Europa del Nord e del Sud. Metafore geografiche sprezzanti come “Club Med” o il famigerato “PIIGS” (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) ne sono stati un chiaro esempio”.

Lo stereotipo dei “fannulloni” e la ricetta protestante come soluzione agli errori da correggere, fanno parte di questa costruzione che ha visto nella crisi-Covid continuità con il passato.

“Come ha scritto Alexander de Croo, vice primo ministro e ministro delle finanze belga, in un editoriale pubblicato su politico.eu a metà giugno, la battaglia sul Recovery Fund non è stata semplicemente economica ma “esistenziale””. Una battaglia sul futuro del progetto europeo: “è tempo di liberarsi dalla narrazione del “pigro” sud e del “laborioso” nord “, perché” quando si tratta dell’impatto economico del coronavirus siamo tutti nella stessa barca’.”

La domanda, a questo punto, riguarda l’essenza stessa dell’Unione: un progetto politico o esclusivamente un accordo di libero scambio dove ognuno guarda solo i propri interessi?

 

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