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Eutanasia, “Non è eugenetica, consentiamo solo una morte dignitosa”

di Massimiliano Sfregola e Paolo Rosi

“Ci sono voluti più di trent’anni e diversi processi perché in Olanda si arrivasse a una legge in materia di morte anticipata”, racconta Robert Schurink, direttore di NVVE, storica associazione pro-eutanasia nata negli anni ’70, “dopo il famoso caso Potsma è nata la nostra organizzazione e finalmente nel 2002 è entrata in vigore una legge che permette ai dottori di praticare l’eutanasia”.

Non stiamo parlando di suicidio assistito che in stati come l’Oregon, ad esempio, è legale dal 1997. “Ci sono 44 teams di dottori e infermieri e commissioni di esperti in 5 regioni, che valutano una media di 5000 domande annue”, continua Schurink, “Ma ci sono dei criteri da rispettare. È sempre obbligatorio il secondo parere medico, il paziente deve soffrire in maniera insopportabile e non vi devono essere prospettive di miglioramento, poi la richiesta di morte deve essere sincera e volontaria”.

Però l’Olanda non è l’Italia, qui appunto hanno alle spalle decenni di dibattito e mentre l’eutanasia è mediamente accettata, l’obiettivo della NVVE è quello di promuovere l’utilizzo e l’accettazione della ‘libera scelta’: “I tempi cambiano”, spiega il direttore, “le persone vivono più a lungo i criteri non sono più sufficienti. Ci sono persone che invecchiano senza che lo standard di vita migliori e vorrebbero porre fine alla propria vita. O persone che hanno visto parenti affetti da demenza e non vogliono finire nella stessa situazione”.

Il punto più controverso è forse proprio questo. Fino a che punto possiamo essere sicuri che la richiesta di morte anticipata non sia frutto di una valutazione sbagliata, o un modo per ‘liberarsi’ di parenti anziani? “È una paura comune in molti Paesi. Ma se guardiano all’Olanda non c’è stata una moria di anziani. Stiamo parlando di un centinaio di persone affette da demenza che hanno chiesto la morte, su circa 140000 decessi totali annui”.

Strano ma vero, in Olanda la ‘morte anticipata’ non è però legale: ai dottori che decidono (volontariamente) di praticarla è semplicemente garantita la non-persecuzione in sede legale, nonostante la legge preveda in extremis l’accusa di omicidio. Così negli anni l’eutanasia è divenuta una pratica socialmente accettata dalla maggior parte degli olandesi, l’80% dice l’NVVE, e all’Aja è nata una vera e propria clinica della morte assistita, la Levenseindekliniek, mentre solo l’anno scorso 14 000 persone sono state aiutate a morire.

E nonostante tutto l’associazione pro-eutanasia non si è fermata, ma proprio il mese scorso ha rilanciato una campagna per legalizzare la cosiddetta ‘pillola della morte’. “Lavoriamo al superamento dei gap legislativi. Abbiamo anche una sezione giovani con cui abbiamo sviluppato un programma per parlare di eutanasia in classe. Giusto pochi giorni fa, invece, spiegavo all’Ambasciata Canadese come si pratica l’eutanasia in Olanda…che non facciamo eugenetica…”, sorride Schurink.

Sì perché l’Olanda non è nemmeno la Svizzera, che accetta il suicidio assistito, ma consente in maniera professionale (e solamente ai suoi cittadini) di chiedere una morte anticipata, entro limiti sanciti dalla legge. Non è possibile fare turismo “nero”, insomma, e sempre secondo l’NVVE in generale non vi sarebbero abusi della pratica. “Certo rimane il fatto che l’Eutanasia è una questione ancora molto nordeuropea. E con le minoranze etniche può essere difficile, specialmente se parliamo di cristiano cattolici o musulmani con convinzioni religiose molto forti, che magari non riescono ad accettare che l’eutanasia è ormai un dato di fatto.”

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