Inizia la carriera politica nel 1998 tra le fila del partito laburista (PvdA) quando viene eletto per la prima volta membro della Camera dei rappresentanti, la Tweede Kamer. La politica internazionale lo ha conosciuto nel 2014 per il suo toccante discorso all’ONU in occasione del disastro aereo del volo MH17 sul quale si indaga ancora. “La scomparsa di quasi 200 compatrioti ha lasciato un buco nel cuore del popolo olandese… Hanno stretto le loro mani a quelle dei loro cari, hanno tenuto i loro figli vicini al proprio cuore, si sono guardati negli occhi, un’ultima volta in un muto addio?” dichiarò in quella sede.
Ma il suo curriculum è tutto europeo: “Ognuno deve pur venire da qualche luogo. Io vengo da qui.” Disse al lancio di questa corsa elettorale. “Io non vengo dall’ Europa di Berlaymont, di Bruxelles o di Strasburgo. Io sono di questa Europa”.
Ecco, Timmermans potrebbe essere etichettato come uno di quei freddi burocrati europei tanto vituperati dai partiti populisti europei eppure ciò che contraddistingue questo poliglotta romanista, e forse la chiave del suo successo alle ultime elezioni europee, sono la sua passione e la sua visione per un’Europa più solidale ed equa.
Burocrate con passione. O lo ami o lo odi (ma vince)
Timmermans si definisce ecologista e femminista. Tra i suoi cavalli di battaglia ci sono l’eguaglianza per le donne, le minoranze e la comunità LGTBQ, la lotta al cambiamento climatico, la giustizia fiscale e l’istituzione di un salario minimo europeo. Sostiene che bisogna “cambiare le regole in Europa perché basta con l’austerità ma se un governo vuole convincere gli altri a cambiarle, non può ignorarle“, come rilasciato al Corriere della Sera alla chiusura della campagna elettorale dell’alleato PD Nicola Zingaretti, a Milano.
Nonostante il sorprendente exploit elettorale, nella sua casa politica il limburghese non è visto proprio di buon occhio; le frizioni con l’attuale leader del partito, racconta la stampa olandese, si sarebbero manifestate persino durante i festeggiamenti per l’esito delle elezioni. “Che bizzarro ritorno in scena!” ha esultato Lodewijk Asscher, leader del PvdA, riferendosi al risultato spiazzante della sua forza politica. Tra i festeggiamenti i membri del partito quasi dimenticano che la vittoria sia merito di Timmermans.
L’ambizione di Timmermans è ben riconosciuta all’interno del PvdA sin dal suo ingresso nel 1998, così come la sua vanità, a detta dei compagni di partito. “Ti piace o non ti piace. Lo stesso vale per il PvdA” dice l’ex deputato (MP) Lutz Jacobi.
I politici del PvdA ricordano bene come Timmermans diventò deputato alla caduta del governo Balkenende IV. “Chiese il portafoglio esteri, senza ottenerlo. Ciò che seguì mostra fino a che punto Timmermans è pronto a spingersi per raggiungere i propri obiettivi. Disse “io non farò nulla.” Davvero non fece nulla per 6 mesi. Pensavo fosse uno strano spettacolo.” Ha dichiarato un veterano del PvdA Ronald Plasterk in un’intervista al De Volkskrant nel 2016. Altri episodi dimostrano come Timmermans abbia provato a diventare il leader del partito con ogni mezzo. I tentativi non hanno avuto successo.
Dal 2014 è primo vicepresidente della Commissione Europea di Juncker, con delega sulle relazioni inter-istituzionali, stato di diritto e carta dei diritti fondamentali. In queste ultime elezioni europee, tuttavia, è diventato sempre più chiaro che lui voglia salire al gradino più alto: diventare il Presidente della Commissione Europea.
Benchè non corrano buone acque con i vertici interni, il PvdA ha beneficiato del lavoro di Timmermans. In questo modo si sottolinea che il burocrate europeista ha avuto successo dove la leadership di partito ha fallito: una vittoria importante che segna il ritorno del PvdA.
“Frans ha una buona possibilità di vincere in altri paesi” dice la compagna del PvdA Sharon Dijksma. “Ma la fiducia nel PvdA è fragile e noi dobbiamo rimanere modesti” avvisa il suo partito. L’ex ministro Ronald Plasterk anche sostiene che una rondine non fa primavera. “Sono stato un membro del PvdA per 40 anni, ho vissuto alti e bassi. Spero che il trend crescente continui.”
Tuttavia, ciò potrebbe inclinare ulteriormente gli equilibri interni al partito: dopo tutto, nella vecchia politica, era il leader ad assicurare la resurrezione del partito dopo una batosta elettorale. Per di più il PvdA ha una storia di continui cambi alla dirigenza. L’ex parlamentare Jacques Monasch solleva interrogativi su quale sarà la prossima mossa di Timmermans in caso di mancata elezione a Presidente della Commissione. “Resterà al Parlamento oppure dirà “scusate non ho ottenuto il mio lavoro, quindi me ne vado”? Forse penserà sia giunto il momento di competere con Asscher.”
Diventerà presidente della Commissione Europea?
Chi siederà alla presidenza della Commissione Europea? No, non è il Trono di Spade, ma sarà certamente uno dei tormentoni di questa estate. Il Parlamento Europeo crede che spetti ai parlamentari eletti decidere chi debba assumere questo ruolo. I candidati più quotati al momento sono Timmermans per i Socialisti Democratici, il tedesco Weber per i Democristiani del PPE e l’olandese Eickhout o la tedesca Keller per i Verdi. Chi vince, insomma, piglia tutto.
Si dovrà trovare un accordo al più presto. Infatti, la prima sessione del nuovo parlamento è il 2 luglio. La Commissione, invece, parte il 1 novembre.
Asscher, grigio segretario, noto per la sue manovre di palazzo, sostiene fermamente che Timmermans debba essere eletto Presidente della Commissione Europea. In questo modo il leader del PvdA non solo potrà veder crescere la popolarità del suo partito ma, soprattutto, potrà evitare di trovarsi un lupo in casa (che tra l’altro è anche della Roma).