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Essere librai a Bruxelles: un’occhiata alle vivaci attività multilingue della capitale belga

di Fiorenza Gemma

Bruxelles ha oltre 1 milione di abitanti. Il 30% sono immigrati di 185 nazionalità e 108 lingue diverse. Partire dai numeri è fondamentale per capire anche cosa stia succedendo in ambito culturale.

Dopo la recentissima chiusura della Sterling Brooks a Bruxelles, qual è l’aria che respirano i librai ed editori in Belgio in questo periodo? Per saperlo abbiamo intervistato due librai (ed editori) che hanno unito le loro forze essere ancora più competitivi nel mondo delle librerie dai cataloghi multilingue.

Mariangela Mincione, libraia ed editrice, ha raccontato d’essere stata costretta a chiudere Se m’ami Libreria & Ristorante a causa delle restrizioni imposte dal governo per arginare l’impennata di contagi da Covid-19. Così a Se m’ami è toccato lo stesso destino della Sterling. Se m’ami, libreria e ristorante che ha ospitato eventi legati al mondo editoriale, musicale e artistico per circa 3 anni, ha aperto i battenti nel 2018. Il progetto è nato dalla decisione della proprietaria di dare un profilo più europeo alla sua attività editoriale. Ovviamente, è la ristorazione ad aver patito maggiormente la situazione pandemica.

“Un locale di tre piani non poteva sopravvivere a lungo senza gli introiti del ristorante, che il Covid ha praticamente annullato” racconta Mincione. Da qui la decisione di trasferire il suo catalogo di libri e la casa editrice in un’altra società e luogo, cioè Librebook di Antonio Parodi, con cui Mincione collabora da quando è arrivata a Bruxelles.

Le vendite dei libri si sono alzate durante la pandemia

L’attività di libraio nell’era del Covid-19: tra sacrificio, resilienza e sapersi rinventare

“Da quando il Se m’ami ha chiuso è stato quasi spontaneo incontrarsi con Antonio per unire le forze, mettendo a disposizione il mio catalogo per Librebook e da lì è nata l’idea di essere presente in libreria da Antonio come editore e responsabile dello scaffale italiano. Quindi, è vero che il Covid ha messo a dura prova l’attività ristorativa, ma la mia gioia è stata constatare che quella culturale viveva ancora: le vendite dei libri si sono alzate durante la pandemia”.

Mincione non guarda indietro: sostiene di non voler riaprire un ristorante in futuro e preferisce dedicarsi all’attività di editrice (Mincione Edizioni) e libraia presso Librebook, sperando che le librerie ritornino a essere frequentate anche più di prima del Covid-19.

Antonio Parodi e Mariangela Mincione concordano sul fatto che le vendite di libri siano aumentate durante la pandemia. Pare che persino i più restii a leggere si siano avvicinati alla letteratura durante il 2020 e le vendite di libri in italiano sembrano andare bene a Bruxelles, dove la popolazione francofona non perde occasione per dimostrare interesse nei confronti della lingua italiana: “a Bruxelles ci sono tantissimi francofoni che vogliono imparare l’italiano. L’italiano qui è una lingua amatissima che in moltissimi provano a leggere e parlare.”

Le vendite di Librebook riguardano soprattutto la letteratura, perché le vendite di saggistica sono solitamente monopolizzate dalle opere in lingua in inglese, anche se questo non impedisce ai clienti affezionati di rifornirsi da Librebook di saggi e altre opere specialistiche.

Le librerie multilingue in Belgio sono tantissime: lo conferma Parodi che ha in catalogo una selezione unica di narrativa contemporanea che copre più di 30 paesi europei e 20 lingue. È lo specchio di una città multiculturale, in cui “ognuno può ricreare il suo ambiente e convivere con le altre comunità, perché non c’è una cultura dominante anche se le lingue più parlate sono inglese e francese.”

Le librerie, il cuore ancora pulsante della cultura della capitale belga

Gli expat, dunque, sono una parte fondamentale della società belga: “è evidente che a Bruxelles ci sia stata un’immigrazione legata all’ambito delle istituzioni europee, a differenza di altri tipi di immigrazione come quella dei gastarbeiders in Olanda” racconta Parodi.

Nel corso dell’ultimo anno, in Belgio ci sono stati due lockdown, ma il secondo ha fortunatamente risparmiato le librerie, non senza incomprensioni: “C’è stato un disguido a causa del bilinguismo: librerie in olandese significa “chiosco dei giornali”, mentre in francese significa “libreria”. Ma, dopo un momento di confusione, s’è detto che solo i chioschi di giornali potevano rimanere aperti, ma alla fine è stato esteso a chiunque vendesse libri.”

 

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Tutti, ovviamente, sperano di poter tornare alla normalità al più presto, affinché le librerie ritornino a essere luoghi di cultura in cui si fa cultura. “Da Librebook venivano organizzate letture anche in diverse lingue: abbiamo messo insieme una serie d’autori e un direttore di teatro e abbiamo proiettato un film per creare una rassegna sulla distopia. Abbiamo organizzato  incontri come l’iniziativa mensile del Sarau di poesia: l’ultimo venerdì del mese, grazie a un passaparola, chiunque poteva venire e leggere poesie in libreria, con musica d’accompagnamento.

I saraus di Librebook sono serate di poesia partecipativa con musica. Chiunque può prendervi parte, in tutte le lingue, per condividere creazioni personali o preferite, con accompagnamento musicale dal vivo. Si spera che presto, quando l’emergenza sanitaria sarà cessata, si potrà tornare a tenere questi incontri.

Una luce alla fine del tunnel s’intravede già, perché Librebook parteciperà al Passa Porta – Festival Internazionale della Letteratura dal 21 al 28  marzo, in cui purtroppo non ci sarà pubblico in presenza: però gli autori, provenienti da diversi paesi, si recheranno in librerie, teatri e altri luoghi culturali per presentare i loro libri. Il pubblico assisterà online, ma almeno l’autore sarà lì, a Bruxelles per dialogare con i propri lettori. A maggio, c’è la Fiera del Libro di Bruxelles, che normalmente si tiene in un luogo chiuso, ma quest’anno si svolgerà in 30 posti diversi. Per questa data si spera che almeno un numero contingentato di persone potrà presenziare agli eventi.

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