Booking.com, il più grande datore di lavoro per expat ad Amsterdam è in questi giorni nella bufera: la situazione economica è tragica, dopo il crollo di prenotazioni a causa dell’emergenza corona, e la società ha fatto ricorso a sussidi del governo scatenando la reazone indignata di molti: “Useremo tutti gli aiuti di Stato, tutto ciò che possiamo fare per limitare l’impatto sul nostro personale” avrebbe detto Glenn Vogel, il CEO milionario della compagnia.
In realtà, Quotenet, è stato il primo portale a denunciare che Booking.com, a dispetto dell’immagine patinata di azienda dai grandi numeri, prende da anni sussidi di Stato, nonostante sia quotata in borsa e con il suo CEO che percepisce bonus milionari.
Booking.com, partita come startup da una camera da letto di un ex studente di IT di Twente, nell’est del Paese, la società è oggi il più grande successo tecnologico nei Paesi Bassi. Ma la società sembra avere anche un lato oscuro, scrive Quotenet: evasione fiscale, abuso di posizione dominante e comportamenti antisindacali. Nonostante la faccia pulita e i sorrisi dei vacanzieri.
Il portale olandese ricorda una visita del 2019 del premier Mark Rutte alla sede di Herengracht; non un caso secondo Quotenet: “per Rutte, dopo il clima imprenditoriale olandese deve anche mirare a mantenere “i Booking.com del futuro”. La piattaforma ha un fatturato di 8,5 miliardi di euro e una quotazione in borsa a New York; impiega oltre 17.000 persone in 198 uffici in settanta paesi.
Ad Amsterdam, sono oltre 5.500 -e 3/4 sono expat- le persone che lavorano nei suoi uffici. E nel 2017, con 2,9 miliardi di euro, la società ha registrato un utile netto superiore a Heineken, Philips e Akzonobel. Il lavoro di commissione rende molto bene ma le indagini per evasione fiscale fioccano in diversi paesi, Italia inclusa. Mentre in Svizzera è stata indagata per abuso di posizione dominante.
E con il comune di Amsterdam, ricorda Quotenet, la società ha iniziato un braccio di ferro -insieme ad Airbnb- da quando è entrata nel business degli affitti di alloggi privati a turisti.
Ad Amsterdam nord, per fare le cose in grande, Booking sta costruendo un campus tecnologico, ispirato a Google, Apple e FB. “Booking avrebbe potuto costruirlo ovunque ma rimane fedele ad Amsterdam. Principalmente per la sua posizione: nel cuore di una città cosmopolita in cui i giovani expat amano venire”, scrive Quotenet.
Le autorità fiscali olandesi, inoltre, l’avrebbero sempre trattata bene: diversi tax rulings con il Belastingdienst e dal 2017, con lo schema Innovatiebox, può pagare solo il 7% di imposte sugli utili. Grazie a questo schema fiscale, già denunciato dal gruppo laburista olandese al parlamento europeo, Booking.com ha risparmiato 2 miliardi di euro di imposte in 8 anni. Per questo motivo, Booking ha cercato -in ogni modo- di veicolare gli utili generati in tutto il mondo verso l’Olanda. Di fatto, spiega Quotenet, Booking ha sempre insistito sul fatto di non avere una sede permanente in Italia, Turchia, Francia, Australia e negli altri paesi dove ha avuto problemi con gli uffici del fisco; e per questo, di dover inviare gli utili dove ha la sede. E cioè in Olanda, dove ha un accordo ad hoc con il governo.
L’utilizzo dello schema di Innovatiebox, un vantaggio fiscale per le aziende che investono in innovazione, si è trasformato in un modo per pagare meno tasse. Senza contare che alcune clausole imposte agli hotel, l’obbligo di vendere sul portale le camere al prezzo più economico, sono state considerate violazione delle regole sulla concorrenza in diversi paesi quali Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Regno Unito e Italia.
Ma non basta: in Germania, l’azienda sarebbe stata accusata di violazione del diritto sindacale, dice ancora l’inchiesta di Quotenet, per aver minacciato di licenziamento dei lavoratori impegnati nel comitato aziendale.