Il mondo della musica classica sta cercando di capire come integrare la realtà virtuale (VR). Lo scorso mese, ad Amsterdam, Michel van der Aa ha scioccato tutti con “Eight”, attualmente visibile all’Aix Festival di Chateau La Coste fino al 30 Luglio. L’opera è fruibile attraverso cuffie basate sulla realtà virtuale. In 15 minuti narra la storia di una vecchia donna che ripercorre la sua vita. Il tutto con sottofondo pop (con la collaborazione della cantautrice Kate Miller-Heidke).
La donna ti invita a seguirla lungo un corridoio con le mura bianche. Appena inizi a camminare non ti fermi mai, anche se dovessi finire su una montagna o nello spazio cosmico. In realtà tutto avviene in uno spazio non più grosso di una camera da letto.
Non c’è niente di appariscente in Eight, perché il medium è integrato col concetto dell’opera. Questo è raro nella musica classica, dove la realtà virtuale è spesso applicata a un repertorio già esistente. Eight è al contrario creato dal nulla, con la collaborazione di The Virtual Dutch Men.
“Ho visto progetti VR in cui ti siedi su una sedia e ti puoi guardare a malapena intorno” dichiara Van der Aa in un intervista. “E’ carino per pochi minuti, ma io voglio di più. Voglio offrire dei livelli extra perché tutto abbia senso. Altrimenti, preferirei andare a un concerto.”
“Siamo circondati da congegni elettronici e tecnologie multimediali” aggiunge “sarebbe da ipocriti non permettere loro di contribuire alla realizzazione di un’opera.”
Van der Aa è sempre stato un patito della tecnologia. “One”, del 2002, vede la collaborazione del soprano Barbara Hannigan, la quale canta a fianco di versioni virtuali di sé stessa. “Blank Out”, che figura anch’esso al Festival di Aix-En-Provence, incorpora invece il 3D per dare l’effetto di una realtà offuscata. Attualmente l’artista sta lavorando a una nuova opera, che catturerà i movimenti umani e li renderà vivi.