Geert Wilders è stato nominato “politico dell’anno” nel corso del contest promosso dal famoso programma televisivo EenVandaag. Tra i 37 000 cha hanno partecipato al voto, il 25% ha infatti espresso il proprio apprezzamento per il padre-padrone del partito islamofobo e razzista PVV, da tempo in testa anche nei sondaggi elettorali.
Del resto non è la prima vittoria d’immagine per l’estrema destra olandese: Wilders è stato “politicus van het jaar” due volte in passato, nel 2010 e nel 2013, a cavallo del breve governo Rutte I di cui era sostenitore esterno.
A trascinare il consenso nei confronti del politico più minacciato d’Olanda la “questione migratoria”, sia tra le fila dei fedeli che tra quelle degli oppositori. Secondo EenVandaag, infatti, molti avrebbero votato Wilders per il solo fatto di “non aver taciuto” sull’argomento più politicamente delicato del 2015. A riprova del fatto che i partiti di maggioranza, stritolati da una crisi del consenso, non sanno come affrontare una tematica fortemente impopolare come quella dei rifugiati.

Geert Wilders ha infatti vinto perché populista: voce dei tanti mal di pancia sociali e di un’ondata xenofoba che sembra aver colpito i Paesi Bassi da anni. Il politico biondo, almeno in materia di accoglienza e richiedenti asilo, sembra dire ciò che molti pensano.
Al secondo posto, con il 14% delle preferenze, si è piazzato invece il giovane leader dei Verdi olandesi (GroenLinks), Jesse Klaver, la cui difesa di posizioni impopolari e le cui invettive contro la “visione economicistica” del mondo sembrano aver risvegliato gli animi dell’elettorato rosso-verde.
Infine nel podio dei politici dell’anno ha trovato posto anche la realpolitik, con il ministro delle finanze e capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (PvdA), che con un modesto 9% si piazza comodamente al terzo posto. A lui, secondo EenVandaag, gli elettori riconoscerebbero la difesa degli interessi economici olandesi in Europa.