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Economia, governi del Benelux favoriscono le multinazionali

Un lavoro di inchiesta pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel mette in imbarazzo il Benelux, i cui uffici delle tasse, userebbero il sistema di patent-box (un meccanismo di tassazione agevolata per redditi derivanti dallo sfruttamento delle opere d’ingegno) per aiutare le multinazionali a massimizzare i profitti.

L’ostruzionismo sulle patent-box

Il sistema, adottato da molti Paesi europei per stimolare lo sviluppo tecnologico, sarebbe stato sfruttato, secondo il Der Spiegel, in maniera poco limpida dagli stati del Benelux per creare un circolo vizioso di vantaggi alle sussidiarie locali di diverse multinazionali con sede in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

I cronisti del settimanale tedesco, sono riusciti a visionare documenti riservati dello European Council’s Code of Conduct Group e dello European Council’s Working Group on Tax Questions, ripetutamente negati dalla Commissione Europea al Parlamento; si tratterebbe di verbali riguardanti sedute confidenziali, tenute tra i ministri delle finanze UE e i loro consiglieri in materia tributaria.

Alcuni esperti avrebbero, nel tempo, spinto affinché gli accordi particolarmente favorevoli tra governi e multinazionali venissero indagati a dovere. Il Benelux, al contrario, avrebbe cercato per anni di ostacolare una discussione dell’Eurogruppo sui danni causati dal sistema di patent-box all’economica continentale, derivati dall’utilizzo audace di favori fiscali alle grandi compagnie.

Il recente scandalo “Luxleak”, che ha reso pubblici gli accordi fiscali (opachi) tra il governo del Granducato e colossi come Amazon e Fiat, sarà dunque il focus di un documento di denuncia dei cosiddetti “sweetheart agreements”, tra alcuni stati e corporations, che il Parlamento europeo voterà a fine mese. Anche il sistema di tassazione favorevole per i profitti da brevetti, probabilmente, verrà incluso nella discussione.

L’imbarazzo dei Paesi Bassi

Sotto la lente del Der Spiegel, finisce anche l’Olanda: questo perché Jeroen Disselbloem ricopre dal 2013 il ruolo chiave di presidente dell’Eurogruppo, rinnovato proprio quest’anno, nonostante il suo Paese abbia cercato in ogni modo di frenare l’adozione di regole comuni europee sul tema delle patent box; regole, è bene ricordarlo, caldeggiate anche dall’OCSE.

Disselboem, però, non ci sta: al quotidiano Trouw ha detto di non riconoscere l’Olanda nella ricostruzione dei cronisti del Der Spiegel, affermando anzi che il suo paese si sta già muovendo nella direzione auspicata da diversi partner europei.

Sarà. Ma solo lo scorso ottobre, la Commissione Europea aveva considerato il trattamento fiscale garantito dai Paesi Bassi a diverse aziende, tra cui Starbucks, come “aiuto di Stato”. Una pratica, quest’ultima,  non consentita dalle regole UE e di certo non in linea con le raccomandazioni comunitarie in materia di agevolazioni fiscali alle multinazionali.

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