È legale che i bar e i ristoranti pongano ai propri clienti domande sulla loro salute e registrino le loro risposte? L’ha chiesto l’eurodeputata olandese Sophie in ‘t Veld al Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB). In molti Paesi europei, infatti, i locali chiedono questi dettagli prima di una prenotazione.
“Un tavolo al ristorante, una birra al pub, un biglietto per il museo: solo se condividi contatti e informazioni sulla tua salute. I governi stanno già guardando con impazienza a questa enorme quantità di dati“, ha postato su Twitter Sophie in ‘t Veld (D66) allegando una copia della sua richiesta ufficiale all’EDPB.
A table in a restaurant, a pint in the pub, a ticket to the museum: only if you share your phone number, your health data and your contacts. Governments are already eagerly eyeing this trove of data. We ask 👇 @EU_EDPB if quasi-mandatory data collection is legal pic.twitter.com/HwFeVzZ6vn
— Sophie in 't Veld (@SophieintVeld) June 4, 2020
In ‘t Veld ritiene che la condivisione e il trattamento delle informazioni personali non siano proporzionati né necessari, e perciò non rispetterebbero Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). L’eurodeputata puntualizza che le strutture ricettive dovrebbero invece rispettare queste regole. Al cliente dovrebbe essere data la possibilità di scegliere se dare il permesso per la condivisione dei dati, sapendo se è finalizzata alla ricerca di contatti da parte delle autorità sanitarie per contenere il contagio da coronavirus.
Nei Paesi Bassi, lo sviluppo di un’applicazione per il tracciamento dei contatti è stato segnato dalle preoccupazioni per la privacy, tuttavia sono ora in corso alcuni test su una app da utilizzare in forma anonima.