di Paolo Rosi
Il 54% dei 390 000 cittadini transgender che vivono in Olanda avrebbe ricevuto attacchi fisici o verbali nel corso dell’ultimo anno, tra cui minacce, violenza sessuale, distruzione della proprietà privata. 1 su 3 subirebbe invece insulti a cadenza regolare e, in generale, gli attacchi sarebbero avvenuti con maggiore frequenza nei confronti dei più giovani.
A darne notizia uno studio del Transgender Network Netherlands (TNN). Proprio le conseguenze preoccupano l’organizzazione, secondo cui in Olanda la percezione dell’insicurezza negli spazi pubblici, tra i cittadini transgender, rimane particolarmente elevata: l’80% sceglierebbe, infatti, di “stare in casa” per motivi legati alla sicurezza della propria persona. Un quarto degli intervistati, inoltre, afferma di fare ricorso ad “aiuti professionali” a causa delle violenze subite.
Il COC, associazione che da anni si occupa dei diritti LGBT, ha così scritto un memoriale indirizzato al governo, in particolare a Ronald Plasterk, ministro degli Affari Interni, chiedendo “chiarezza” nel testo del Algemene wet gelijke behandeling (Awgb), la legge anti-discriminazione in vigore dal 2005.
Per il COC la discriminazione nei confronti dei cittadini transgender deve essere reato, insomma. Anche perché, si legge nel memoriale, le diseguaglianze sociali e di reddito sono innegabili. Per l’Istituto nazionale di studi sociali (SCP), infatti, “il 31% dei cittadini transgender single vive sotto la soglia di povertà”, ricevendo sussidi con maggior incidenza rispetto al resto della popolazione e guadagnando mediamente meno, pur avendo alti livelli d’istruzione.
Dati che si intrecciano con quelli sull’esclusione sociale e che raccontano un mondo fatto anche di problemi sul lavoro, solitudine e inclinazione al suicidio: circa un quinto degli intervistati, secondo SCP, ovvero dieci volte la media nazionale.