di Serena Gandolfi
Quello che sorprende della comunità curda, molto presente in Olanda, è la tenacia. Uno dei più numerosi gruppi etnici senza patria, il popolo curdo, perseguitato nelle terre che tenta di reclamare come “casa”: Turchia, Iran, Iraq, Siria, migra e reinventa la propria identità nei paesi liberi nei quali viene adottato.
Nei Paesi Bassi vive una delle comunità curde più grandi d’Europa. Da quanti membri sia composta è impossibile da precisare. Non esistendo un riconosciuto “Stato del Kurdistan”, il passaporto del cittadino curdo porta il marchio del suo persecutore: Turchia, Siria, Iraq etc. Wikipedia parla di cifre intorno ai 70.000 curdi in Olanda.
Nel dopoguerra il popolo curdo cominciò ad emigrare dalla Turchia in Olanda in cerca di lavoro. Negli anni ’80 alla motivazione economica si sostituì quella politica, i cittadini fuggivano dal regime oppressivo in cerca d’asilo. Lo stato Turco perpetuava persecuzioni, uccisioni e rapimenti ai danni del Movimento di Liberazione Curdo, ma anche degli stessi civili. Negli anni ’90 flussi di curdi giunsero in Olanda dall’Iraq: scappavano dagli attacchi chimici di Saddam Hussein. Negli anni 2000 furono i curdi provenienti dalla Siria a trovare riparo nei Paesi Bassi, fuggivano dalla guerra e dagli attacchi dell’ISIS supportati dalla Turchia.
La diaspora curda in Olanda ha dato vita a una forte comunità curdo-olandese decisa a portare avanti la propria cultura e i propri ideali nel paese d’adozione: democrazia, femminismo e libertà. Ha sede a L’Aja uno dei più grandi centri culturali curdi. Besey, attivista e coordinatrice delle comunità curde in tutto il territorio olandese, ci ha raccontato la propria esperienza e le battaglie che la sua nazione porta avanti a distanza.
“Io sono un membro attivo della comunità curda olandese, mi impegno come volontaria per l’integrazione dei curdi in Olanda. Sono anche un’attivista dei diritti delle donne, al Centro organizziamo seminari, eventi, workshop e festival per donne e bambini. Credo sia fondamentale che la società olandese conosca sempre meglio la bellissima cultura curda e la nostra lotta per la libertà e l’uguaglianza (anche di genere). Il nostro popolo si sta battendo per questi ideali in Turchia, Iraq, Siria e Iran”.
All’interno del Centro Culturale Curdo dell’Aja tradizione e progresso si danno la mano mentre anziani e donne prendono il te discutendo dell’agenda politica. Nel programma settimanale: lezioni di lingua curda e olandese, gruppi di consulenza per violenze domestiche e laboratori di musica tipica. Nelle sale tappeti orientali si alternano a foto di combattenti. Sono le donne le indiscusse padrone del luogo.
Kurdistan e Olanda sembrerebbero mondi lontanissimi, eppure in Besey l’identità curda e quella olandese convivono perfettamente, quasi aiutandosi: “Entrambe le mie identità sono egualmente importanti, anche perché in realtà sono portatrici degli stessi valori. Parlo di libertà, uguaglianza, rispetto per l’ambiente e democrazia. La comunità curda ha un’organizzazione radicalmente democratica ed è uno dei nostri capisaldi. Vogliamo creare e implementare la democrazia dal basso”.
Non solo una dichiarata missione di democrazia radicale, ma anche una forte spinta femminista anima la comunità curda. Emblema delle “donne guerriere”, le combattenti del Movimento per la Resistenza sono il simbolo della lotta curda per l’indipendenza e l’auto-governo. Fuori dai campi di battaglia, le donne curde per decenni si sono esposte contro regimi oppressivi e società patriarcali, un’eredità che risuona anche nell’orgoglio femminile raccontato da Besey: “Le donne curde giocano un ruolo importantissimo a tutti i livelli della società. Qui in Olanda siamo alla guida delle nostre associazioni, ma siamo presenti anche in tutti gli ambiti civili locali: quello politico, sanitario, scientifico, amministrativo, informatico…etc. Siamo fiere di questo risultato, ma sappiamo che molte compagne si sono dovute sacrificare per farci arrivare fino a qui”.
Femminismo e democrazia sono i capisaldi della comunità. È proprio questa visione progressista uno dei motivi di persecuzione della comunità. Violazioni che, come testimonia Besey, non si sono fermate in medio-oriente: “Il “lungo braccio di Erdogan” si estende fino ai paesi europei attraverso dozzine di organizzazioni e moschee che appartengono allo stato turco. Dalle elezioni politiche turche del 2015 in cui l’HDP curdo è diventato il terzo partito politico, la situazione è diventata pesante. Erdogan non ha mai smesso di attaccare i curdi del Kurdistan , così come i curdi nei vari paesi europei, non ultimo l’Olanda. Abbiamo ricevuto numerose intimidazioni e minacce dai partiti turchi di estrema destra”.
Parlare di una comunità curda in generale non è così semplice. La divisione del popolo curdo tra Turchia, Siria, Iraq e Iran provoca differenze non solo geografiche, ma anche politiche. Per alcuni i curdi sono terroristi, per altri sono pionieri di uno stato libertario e multiculturale. Rimangono il più grande gruppo etnico senza terra. Per quanto riguarda la comunità curda olandese, e in particolare quella che si è stabilita all’Aja, la spinta democratica, egualitaria e femminista proposta non può che ravvivare gli ormai sgonfi ideali occidentali. Come sostiene Besey: “Questo mondo rimane comunque principalmente maschile, ed è uno dei motivi per cui è così pieno di guerre. La libertà sarà possibile quando le donne saranno libere, quando le donne potranno avere le stesse posizioni degli uomini”.
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