Amsterdam è tra le 10 città che hanno chiesto il sostegno dell’Europa nella campagna contro i portali come Airbnb, tramite cui si possono affittare alloggi per le vacanze.
Questa richiesta è arrivata in risposta all’ultima dichiarazione della Corte di giustizia europea secondo cui Airbnb non può essere ritenuto responsabile delle infrazioni che avvengono all’interno del settore. Infatti, la Corte vedrebbe questi siti web come semplici servizi che offrono informazioni. Quindi, controllare che i proprietari delle abitazioni rispettino le regole non rientra nei loro doveri.
Airbnb, ha detto l’avvocato generale, è solo un servizio online che collega potenziali ospiti con host che offrono alloggi a breve termine, e tale deve essere considerato.
“Le case disponibili nelle nostre città sono sempre più frequentemente inghiottite dal mercato dell’affitto per turisti, e lavoratori e residenti non trovano più dove vivere”, hanno dichiarato le città che hanno chiesto l’aiuto dell’Europa. Tra queste ci sono anche Barcellona e Bordeaux.
“Pensiamo che le città siano nella posizione migliore per comprendere le esigenze dei loro residenti. Le amministrazioni cittadine sono sempre state autorizzate a gestire la pianificazione urbana e le loro misure abitative. Da quello che dice il procuratore generale però sembra che questo non sarà più possibile, non se i giganti di Internet sono coinvolti nel problema. “
In particolare, c’è il timore che il procuratore generale stia suggerendo che l’applicazione delle norme locali spetti proprio ai consigli comunali. “Identificare gli indirizzi anomali, che sono tutti dati raccolti dalle piattaforme in questione, costituirebbe un onere eccessivo per i fondi pubblici“, hanno aggiunto le città.
Nel mese di marzo Laurens Ivens, assessore alla casa di Amsterdam, ha interrotto i rapporti con Airbnb, Booking.com ed Expedia. Il Consiglio ha deciso di procedere senza interloquire con i portali.