Author pic: iamdanw Source: Flickr License: Some rights reserved
Vi avevamo raccontato del villaggio frontaliero, a cavallo tra Belgio e Olanda, dove il lockdown belga e la versione soft olandese hanno dato vita ad una serie di grottesche situazioni. La più singolare è certamente quella del negozio cittadino della catena Zeeman: l‘ingresso è nei Paesi Bassi, quindi sottoposto alle regole olandesi, quindi non in lockdown. Ma una parte del negozio si trova invece, giuridicamente, in Belgio.
Il negozio non ha voluto ascoltare l’invito del sindaco del frammento belga del villaggio ed è rimasto aperto e allora le autorità di Bruxelles hanno dovuto trovare una soluzione creativa, ossia far chiudere l’ala del negozio che cade sotto la sua giurisdizione.
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In base a ciò che racconta Omroep Brabant, un residente che voleva acquistare una camicia da notte non ha potuto: “le camicie da uomo sono in Belgio”, si è sentito dire da una commessa, ossia a due metri di distanza dalla cassa. Ma essendo in Belgio, le autorità hanno recintato i reparti.
I prodotti di base ” necessari” come tutine per neonati e articoli per la casa sono ancora in Olanda ma per altri prodotti, rimasti in lockdown nel lato belga del negozio, non se ne riparlerà prima del 5 aprile.
Een winkel in Baarle-Nassau heeft op verzoek van de Belgische autoriteiten een deel van de winkel af moeten zetten met linten omdat dat gedeelte technisch gezien in België ligt en ik kom niet meer bij hahahaha https://t.co/3fddGQaHA9 pic.twitter.com/SilxDDeb7F
— Paul Peeters (@palpeet) March 24, 2020
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