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Coronavirus in Romania, gli ospedali fanno paura come il virus

di Mihaela Breabin

Due mesi dopo l’identificazione del primo caso di Covid-19, la Romania ha poco più di 11.500 casi e 650 morti. Il 16 marzo, come altri paesi europei, la Romania ha dichiarato lo stato di emergenza. Le università, i negozi, i bar, i ristoranti sono stati chiusi e le persone potevano uscire solo con una dichiarazione in tasca, un’autorizzazione che permetteva di lasciare la casa per 10 motivi chiaramente specificati: acquistare prodotti essenziali, andare a lavorare in attività essenziali cosi come andare a lavorare per coloro che non possono farlo a distanza. Si può fare esercizio fisico individuale (preferibilmente vicino a casa) e  passeggiare con gli animali domestici.

“La Romania è sorvegliata 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dall’esercito, ad ogni ingresso in città ci sono vigilanti che controllano se abbiamo i documenti necessari per ridurre il rischio di infezione”, afferma Dan, 23 anni, moldavo, che studia e lavora ad Arad, una delle città più colpite con Covid-19. Sorveglianza a parte, lui si sente al sicuro con le misure imposte dal governo.

In media, i rumeni approvano e si adattano alle nuove restrizioni anche se il sistema sanitario non è certamente uno tra i migliori in Europa. “Ogni giorno affrontiamo la mancanza di medici – dice Letitia, giornalista radiofonicoa a Iasi – mancano disinfettanti o altri prodotti per l’igiene, specialmente negli ospedali, dove è più necessario ”.

Bloomberg recentemente ha definito gli ospedali romeni “spaventosi come il coronavirus”. Secondo l’articolo la Romania è di gran lunga il peggior paese dell’Unione europea a combattere la pandemia essendo il paese dell’UE che spende meno in sanità. Il 16% dei casi  in Romania riguarda personale medico. Questi mancano di attrezzature adeguate, test sufficienti a mappare la diffusione del virus e ventilatori.

Nel marzo 2020, il presidente Klaus Iohannis ha tenuto una videoconferenza in cui ha ammesso che “Il sistema medico rumeno ha sofferto per anni per la mancanza di profonde riforme e stanziamenti di bilancio che non garantiscono una migliore qualità per i cittadini”. Probabilmente uno dei maggiori problemi è la mancanza di personale medico negli ospedali. Secondo i dati raccolti dal Guardian, circa 43.000 medici hanno lasciato il Paese dopo l’ingresso dell’UE.

L’Italia è una delle destinazioni preferite dagli infermieri e dai medici rumeni che cercano di emigrare per migliori opportunità e reddito. Curiosamente, nell’attuale pandemia, il presidente Klaus Iohannis ha annunciato che la Romania invierà un team di 11 medici e 6 infermieri nell’area di Milano come solidarietà con l’Italia.

Tutto sommato, Dan si sente molto più sicuro in Romania che nel suo paese d’origine, in Moldova, dove non intende tornare, nemmeno durante la crisi. Da un lato perché verrà ancora pagato per un mese intero in Romania e da un altro, secondo lui, i rumeni sono più obbedienti alle regole, “probabilmente perché il governo ha imposto più rigore ma in parte perché le multe sono estremamente alte e motivano le persone a rispettarle”. Letitia ha detto che dopo il blocco, “lo Stato ha raccolto circa 90.000 euro solo dalle multe, che vanno da 400 a  4.000 euro”.

La Romania, insieme alla Bulgaria, sono i paesi in cui le ammende sono sproporzionatamente elevate rispetto al reddito della popolazione. La multa minima di 400 euro rappresenta i due terzi dello stipendio medio netto, che è leggermente inferiore a 700 euro.

Per ora la più grande paura della popolazione rimane la durata del lockdown. Letitia è preoccupata dall’incertezza: i suoi piani professionali come la partecipazione a una conferenza a Madrid o andare a vivere da sola, sono stati tutti rimandati a data da destinarsi. Tanti rumeni vivono nell’incertezza, soprattutto perché rischiano di perdere il lavoro o di non essere pagati durante la recessione in atto.  “Molte aziende hanno deciso di ridurre il numero di dipendenti, così in tanti hanno finito per essere licenziati”, spiega preoccupata Letitia.

Ci sono casi in cui i dipendenti possono fare domanda per disoccupazione tecnica e sono pagati il 75% dello stipendio intero,  e casi in cui le aziende falliscono o le persone che lavorano senza contratto non possono richiedere né sussidi di disoccupazione né pacchetti di aiuti. Per ora, la Romania rimane in emergenza fino al 16 maggio. A partire da quella data, il paese passa ad uno stato di allerta nel quale diventa obbligatorio per tutti indossare una mascherina in spazi chiusi e trasporti pubblici.

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