Il coronavirus in Olanda ha sollevato diversi quesiti: quanti sono, davvero, i casi risultati positivi? NOS ha sentito Sjaak de Gouw, del GGD, secondo il quale: “Nei Paesi Bassi, non abbiamo bisogno di sapere se ci sono 390 o 395 infezioni. Vogliamo sapere come si diffonde il virus e agire di conseguenza.”
Secondo De Gouw, è particolarmente importante sapere dove viene testato positivamente il virus e agire in modo che possano essere prese misure lì. Dall’inizio di febbraio, 42 ambulatori, in giro per il paese, hanno effettuato i tamponi a persone con influenza o disturbi respiratori. Finora, solo un ambulatorio ad Eindhoven ha individuato casi positivi. Per l’esperto, ciò vuol dire che “il virus non sta ancora circolando liberamente” e questo sarebbe un buon risultato dell’approccio corretto. E per questo motivo non esiste ragione di adottare misure più rigorose, oltre a quelle già in vigore nel Brabante.
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Per De Gouw, quindi, è più importante “seguire” il virus che non fermarsi sui numeri; seguirlo e intervenire solo laddove risultino positivi diversi casi.RIVM sottolinea in particolare che i numeri riportati quotidianamente sono ancora troppo piccoli per parlare di tendenza.
Ad oggi, solo per il Brabante c’è un quadro più definito e la provincia del “paziente zero” è la sola dove RIVM ha effettuato analisi più approfondite.
NOS, si chiede inoltre: tutti adottano misure drastiche, a volte estreme come nel caso italiano, mentre l’Olanda no. Qui ci si limita a raccomandazioni di buon senso e giusto qualche misura più incisiva nel Brabante settentrionale. Questo approccio è stato criticato tanto nei Paesi Bassi quanto all’estero.
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Ma secondo esperti di gestione delle crisi, il governo si sta comportando bene. Anzi, quello adottato sarebbe, dicono, “il solo approccio corretto”. “In caso di crisi, è sempre consigliabile seguire gli esperti, in questo caso è RIVM”, dice Marco Zannoni, direttore dell’Instituut voor Veiligheids- en Crisismanagement (COT) a NOS. “Le misure devono essere guidate dall’esperienza e non dal sentimento”, dice all’emittente. Persino più esplicita Ira Helsloot del Crisislab della Radboud Universiteit: l’approccio olandese è il solo giusto.
“L’Italia, ad esempio, si sta comportando in maniera stupida”, afferma Helsloot. “Grazie all’isolamento, la loro società si ferma. Il virus sarà presto sradicato, ma l’economia italiana ne risentirà. Non ci saranno più soldi per l’assistenza sanitaria e ci vorranno anni prima che si riprenda. ”
Questa visione è la stessa di Rutte, che alla stampa ha detto: siamo un popolo pratico e non aspettiamo misure simboliche, solo perché si adattano al senso comune del presente. Il problema, quindi, non sarebbe nel fare o nel non fare ma nel saperlo comunicare bene.
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