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Come costruiamo l’immagine occidentale dei migranti e rifugiati?

CoverPic@James Gordon

Chi sceglie effettivamente l’immagine che abbiamo dei migranti e dei rifugiati contribuendo a costruire la nostra immaginazione? È il fotografo, l’editore o la società che impone ai media quali immagini scegliamo o meno di vedere?

La percezione occidentale delle persone in fuga non si basa certo sulle nostre osservazioni, ma sul flusso di immagini che ci arriva attraverso i media. In che misura questa immagine corrisponde alla realtà? Chi determina cosa vediamo? Possiamo spiegare la nostra reticenza nel mostrare sofferenza? E che ruolo gioca la (auto)censura?

Domenica 19 gennaio ne discutono al Nederlands Fotomuseum di Rotterdam Merel Bem (giornalista free-lance di de Volkskrant e altre testate) e Michelle Hamers (redattrice ad interim della Croce Rossa olandese). Modera la discussione Marka Valenta (ricercatrice di scienze sociali all’Università di Utrecht).

L’incontro fa parte del programma di attività della mostra Tall Stories, immagini tratte dalla ricca collezione del museo divisa in dieci capitoli. Uno dei temi dell’esposizione è Nu of Nooit (Ora o mai), in cui due raccolte fotografiche si concentrano sulla fuga dei fotografi Ata Kando e Ad van Denderen.

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