#31magnieuw

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Chi siamo, cosa vogliamo, dove andiamo?

Questo articolo parla di 31mag: dopo 6 mesi di pubblicazioni quotidiane, abbiamo deciso di parlavi un po’ di noi e di raccontarvi chi siamo e dove vogliamo andare. Per evitare discorsi sui massimi sistemi (per giornali e organizzazioni che fanno opinione, è facile (s)cadere nell’astratto e perdere di vista i punti salienti…) abbiamo deciso di rispondere alle 10 domande più comuni che amici e lettori ci hanno posto in questi primi mesi.

1) Perchè 31mag?

Perchè il browser non accetta il +; con +31mag, tutto sarebbe stato (forse) più chiaro! A parte gli scherzi, abbiamo scelto il “country code” perché l’unico segno distintivo di un Paese non legato alla lingua. Avremmo potuto chiamare la testata “il Corriere dei Paesi Bassi”, “l’Olanda quotidiana” o cose simili; ci avrebbe certamente aiutato con i social. Ma oltre ad essere nomi orribili, ci avrebbero ingabbiato come un’organizzazione esclusivamente italofona.

2) Non è limitativo scrivere di Olanda solo in italiano? Perchè non mettete una pagina in inglese o in olandese?

Nulla di più vero. La fase 2 del progetto (ora siamo tra la beta e la 1) prevede un passaggio sostanziale all’inglese. No, probabilmente non avremo mai una sezione solo in olandese: pezzi probabilmente sì, ma non l’intera pubblicazione; limiterebbe troppo il raggio d’azione del pubblico e inibirebbe l’accesso alle tante comunità d’Olanda. Le nostre storie hanno un taglio europeo ed oltre all’italiano, che ci consente di giocare un po’ più in casa, l’evoluzione naturale sarà in inglese.

3) Come scegliete le storie?

Cerchiamo di seguire l’agenda olandese, tanto per l’attualità quanto per cultura e lifestyle, ma in generale stiamo cercando di costruirne una nostra seguendo la diversa prospettiva che una minoranza può avere nei confronti della società “mainstream”; non a caso, parliamo molto di immigrazione, storia, cultura, opinioni e soprattutto interazione con gli olandesi.

4) Però di media in inglese ce ne sono già molti in Olanda.

Certo ma noi non ci rivolgiamo agli “expats” e non ci limitiamo a tradurre notizie della stampa olandese: senza alcuna interazione con il tessuto sociale dei Paesi Bassi, il rischio è una carrellata di traduzioni didascaliche senza anima. Noi mettiamo critica e colore, cosa che molti siti di “servizio” che informano su tasse e andamento del mercato immobiliare non fanno. Inoltre, l’80% dei nostri contenuti è completamente originale.

5) Quanti siete e come lavorate?

Al momento siamo una redazione fulltime di 4 persone (Massimiliano Sfregola, direttore e fondatore; Paolo Rosi, news editor; Francesca Spanò, arts and culture editor; Licia Caglioni, music, entertainment editor and media relations) e poi una community di 20 collaboratori, tra cui film makers, bloggers, fotografi, traduttori, grafici, specialisti nei nostri settori di riferimento. Per coprire meglio il territorio stiamo anche avviando due redazioni locali a Utrecht e Den Haag. Senza tralasciare la community più ampia di amici e sostenitori: questi ultimi non hanno ruoli editoriali ma ci sostengono, seguono, criticano e spesso vengono a prendere un caffè in redazione. La nostra è una struttura aperta (a differenza delle vecchie redazioni) ed orizzontale (esiste differenza funzionale tra i collaboratori, non una gerarchia) che consente facilità di adattamento e costi molto contenuti.

31mag vive di “notizie” (quelle che chiamiamo “fast news”) e progetti (quelli che chiamiamo “slow journalism”); le prime rappresentano la copertura giornalistica quotidiana, rapida e a tappeto, mentre i progetti – il nostro “fiore all’occhiello”- sono lavori tematici realizzati su lungo periodo che trattano di rifugiati, razzismo, minoranze etniche, droghe, gentrificazione, reddito di cittadinanza, diritti, eccetera. I formati utilizzati sono diversi (articoli scritti, blog, video e fotogallery) per costruire un punto di vista approfondito e ragionato su un concetto chiave.

7) Ma un giornale non si fa con tutti giornalisti professionisti?

No, in realtà un giornale si fa con buoni contenuti, lavoro metodologico rigoroso e conoscenza delle regole del gioco. Le redazioni, oggi, sono composte da un pugno di redattori e da una vasta rete di collaboratori; noi non facciamo eccezione. Una delle ragioni della crisi dell’editoria nel passaggio dei giornali dalla carta al web, è stata proprio l’assenza di specialisti dalle redazioni: i “generalisti” sono fondamentali per dare coerenza ai lavori e dettare le linee guida editoriali, ma nell’epoca “social” una realtà della quale si scrive deve essere vissuta quanto più possibile da vicino. Il lavoro di “formattazione” spetta ai professionisti, ma l’era del generalista “tuttologo”, dei giornalisti che scrivevano di tutto e di più (spesso in maniera superficiale) probabilmente è finita.

6) Davvero pensate di poter mettere su una testata professionale quando i grandi nomi dell’editoria chiudono?

Perchè no? Ad essere in crisi è il giornalismo tradizionale non l’informazione: non c’è mai stata come oggi tanta attenzione per i media (e tanta necessità di lavoro rigoroso). Sono tante le possibilità per chi decide di raccontare una realtà (l’Olanda nel nostro caso) e di farlo con una prospettiva originale, tanto nei contenuti quanto nel metodo. 31mag è un progetto web ibrido, a metà strada tra il blog e la testata, focalizzato su tematiche sociali e sull’innovazione del linguaggio e delle metodologie impiegate nello spazio mediatico. Parliamo di Europa, da una prospettiva olandese, con taglio italiano (ma non solo); secondo noi questo è il giornalismo del 2015.

7) Non siete un pò troppo di parte?

Certo! Siamo assolutamente di parte, ma questo non vuol dire essere meno seri. Trattiamo in genere tematiche sociali dove, spesso, il solo fatto di dare copertura ad alcune vicende viene considerato attivismo. In ognuna delle nostre storie c’è sempre l’ “ampio respiro”, l’interesse generale; così, ad esempio, scriviamo di “spazi occupati” perché la gentrificazione è una delle più complesse tematiche urbane degli ultimi decenni e riteniamo, offrendo la prospettiva di chi vi si oppone, di raccontare “tutta” la storia, non solo quella ufficiale. Secondo noi, poi, il quadro d’insieme di una società non si comprende senza le piccole e piccolissime storie quotidiane, quelle meno esposte alle cannonate mediatiche.

8) Prendente contributi dalle istituzioni italiane?

Non abbiamo mai avuto contatti con l’Istituto di Cultura né con l’Ambasciata. E non siamo interessati ai finanziamenti per l’editoria all’estero.

9) Come vi finanziate?

In questa prima fase ci sosteniamo con risorse personali, ma a breve lanceremo una campagna di crowdfunding ed altre iniziative mirate all’autofinanziamento. Con la morte delle pubblicazioni cartacee i giornali sono rimasti senza la loro entrata principale; noi stiamo cercando un modello economico intelligente, adatto ai tempi e adattabile a circostanze che mutano in fretta. Cerchiamo di innovare anche in questo, insomma. Il finanziamento da parte dei lettori e dei sostenitori è certamente il nostro obiettivo: siamo convinti sia una forma di contributo che premia la fiducia e l’impegno. Non siamo concettualmente contrari ai contributi pubblici, ma vorremmo chiederne solo per singoli progetti; l’Olanda non ha una tradizione di contributi per l’editoria, mentre ha una tradizione di sostenitori e “subscribers” di attività editoriali.

10) Però tutte quelle critiche all’Olanda sono ingenerose e non mostrano riconoscenza nei confronti di un Paese che, da stranieri, ci ha dato opportunità. Possibile che secondo voi “tutto vada male”?

Libertà di informazione e diritto di critica sono pilastri su cui è fondata l’UE: non siamo ospiti in Olanda, ma godiamo degli stessi diritti di cui godono gli olandesi in Italia. Quindi criticare politiche del governo o aspetti della società è lecito, giusto e, se vogliamo, un contributo prezioso alla società olandese nel suo insieme. Ogni nostra critica è documentata e motivata; d’altronde una società rimane viva e vivibile solo laddove c’è un minimo di partecipazione. Promuovere le “bellezze d’Olanda” non è il nostro ruolo.

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