Lo scorso 26 Settembre 2015 si si sono tenute le elezioni dei consiglieri del CGIE, altisonante acronimo che corrisponde a “Consiglio Generale degli Italiani all’estero”. La descrizione che si riscontra sul sito del Consolato non è da meno: “organismo di rappresentanza delle Comunità italiane all’estero presso tutti gli organismi che pongono in essere politiche che interessano le comunità ed ha il fine di promuovere e agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita delle comunità italiane all’estero…”
Praticamente un ente a 360 gradi, sconosciuto alla maggioranza degli Italiani all’estero e di cui non si riscontrano attività di rilievo. Eppure il consiglio è presieduto dal Ministro degli Affari Esteri in persona e si compone di 94 Consiglieri, di cui 65 eletti direttamente all’estero e 29 di nomina governativa, e 8 commissioni; istituito con Legge 6 novembre 1989 n. 368 anche il CGIE non veniva, come il Comites, rinnovato dal 2004.
Le modalità per eleggere questi consiglieri è piuttosto singolare: il candidato viene eletto dalla cosiddetta “Assemblea Paese”, formata dai membri del Comites eletti ad aprile scorso e dai delegati di associazioni selezionate dal Consolato o Ambasciata di riferimento. Tra i potenziali candidati a ricoprire la carica di consigliere CGIE, rientravano tutti i cittadini italiani residenti da almeno tre anni nel paese di emigrazione, che ne avessero fatta apposita richiesta entro 10 giorni dalla data di svolgimento dell’Assemblea Paese.
In Olanda, le candidature pervenute sono state solo 3, tutte espressione dell’emigrazione del passato e legati comunque ad associazioni o movimenti politici. Le associazioni scelte dall’Ambasciata dell’Aja per formare l’assemblea degli elettori attraverso i delegati erano appena 4, di cui 2 assenti (ingiustificati) in fase di voto.
Le associazioni, che dovevano presentare documenti che ne attestassero “l’esistenza in vita” sono state infine scelte secondo il numero degli iscritti (veri o fittizi): 4, come detto, tra le 8 che avevano espresso la volontà di partecipare alla selezione.
Con una breve ricerca su internet sarebbe stato facile vedere che tipo di attività svolgono le associazioni in questione, quante persone riescano effettivamente a coinvolgere e quanto queste siano integrate nel tessuto socio-culturale del paese.
Insomma, il sistema è sicuramente obsoleto: non rappresenta la nuova emigrazione ma, a quanto pare, nemmeno quella di vecchia data. In un’intervista a una web radio, il precedente consigliere CGIE, Giorgio Mauro, in carica per più di 10 anni, ha confermato quanto sostengono in tanti: l’ente è sconosciuto ed urge una riforma.
Tra le proposte, si chiede di dare più potere a CGIE e Comites, come quello di poter esprimere, in quanto ente eletto dai cittadini, pareri sull’operato di Ambasciate, Consolati o Istituti Italiani di Cultura. Una funzione che potrebbe risultare invisa alle cariche diplomatiche. Ma necessaria, dato che l’impressione è di avere di fronte ad un brontosauro del diritto pubblico che rischia l’estinzione, se non messo in grado di funzionare adeguatamente.
Per la cronaca il nuovo consigliere del CGIE eletto è il presidente della passata amministrazione del Comites, Andrea Mantione.
Roberto Paletta,
consigliere Com.it.es Olanda